Omicidio Meredith, Rudy Guede in regime di semilibertà

Omicidio Meredith, concessa la semilibertà a Rudy Guede: collaborerà con un Centro studi criminologici; aveva chiesto di essere affidato ai servizi sociali

Rudy Guede, l’ivoriano accusato di aver ucciso Meredith Kercher potrà beneficiare del regime di semilibertà. Lo ha stabilito una sentenza del tribunale di Roma che ha respinto l’istanza con la quale Rudy Guede chiedeva di essere affidato ai servizi sociali.

Rudy Guede stava scontando i 16 anni di reclusione per l’omicidio di Meredith Kercher nel carcere di Viterbo e la sua difesa aveva chiesto l’affidamento ai servizi sociali per buona condotta. Fabrizio Ballarini, l’avvocato dell’ivoriano, aveva presentato l’istanza in seguito al comportamento “esemplare” che il detenuto aveva osservato durante i 12 anni di detenzione in carcere.

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Rudy Guede si è laureato con il massimo dei voti all’interno della casa circondariale in Storia a Roma Tre e ha poi conseguito anche la laurea magistrale. Il tribunale di Roma ha “preso atto” della qualità del suo percorso didattico e umano ma gli ha negato l’affidamento ai servizi sociali.

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A Rudy Guede gli è stato concesso, in cambio, il regime di semilibertà. Potrà uscire dal carcere per alcune ore al giorno per collaborare con il Centro studi criminologici di Viterbo.

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Rudy Guede, 32 anni, è l’unico condannato per l’omicidio di Meredith Kercher. Nella vicenda erano stati coinvolti altre due persone: Amanda Knox e Raffaele Sollecito, entrambi scagionati in seguito.

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L’omicidio della studentessa inglese avvenuto a Perugia, a novembre del 2007, aveva stabilito la condanna per Rudy Guede: 16 anni di reclusione nel processo con rito abbreviato. La pena è stata confermata a febbraio del 2018 dalla Corte di Cassazione quando la difesa dell’ivoriano aveva presentato ricorso alla corte d’Appello di Firenze lamentando un “contrasto tra giudicati”.

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Inizialmente sia l’italiano Raffaele Solecito che l’americana Amanda Knox, dopo un’iniziale condanna per concorso in omicidio in seguito a un processo molto travagliato, sono stati assolti in via definitiva dalla Corte suprema di Cassazione nel 2015.