“Per favore aiutatemi, mandate qualcuno”, le ultime parole di Alexandra Măceșanu
"Sono stata rapita e violent@ta, sta tornando, vi prego aiutatemi". Queste le parole della 15enne, che viene ignorata e rimproverata: "abbiamo altre chiamate, lasci libera la linea". Trovata morta dopo 19 ore. Ecco cosa è davvero accaduto alla piccola Alexandra.
La sua storia è una di quelle che fa venire la pelle d’oca ed una di quelle che lascia tanta rabbia. La ragazzina nelle foto si chiamava Alexandra Măceșanu ed aveva soltanto quindici anni. Tutto è iniziato quando, per tornare a casa, ha fatto l’autostop. Un uomo gentile, di 65 anni, di nome Gheorghe Dinca, si è fermato e le ha offerto un passaggio. Era il 24 luglio del 2019.
Alexandra non viene mai riaccompagnata a casa. Viene bendata, picchiata e violentata e alla fine tenuta prigioniera in una stanza di una casa a Caracal, Romania.
Il 65enne commette però un errore, lascia la 15enne nella stesa stanza dove c’è un telefono. Alexandra riesce a chiamare il 112: “Pronto, sono stata rapita”, ma dall’altra parte del telefono nessuno le domanda se sta bene, se è ferita. La 15enne non riesce a spiegare dove si trova. Era spaventata e sotto choc: “non so dove sono”.
Dall’altra parte del telefono: “come non sa dove si trova, come la troviamo”.
“Mi ha portata a Caracal, ma non so dove sono. La prego non riattacchi”.
“Aiuto sta tornando, aiuto per favore non riagganciate”.
Alexandra però, continua a venire rimproverata sul fatto di non sapere l’indirizzo. La persona dall’altra parte del telefono, le chiede di lasciare libera la linea, perché ci sono altre chiamate.
Sono state diverse le chiamate che la 15enne ha fatto alle forze dell’ordine, prima di andare incontro al suo triste destino. La prima, secondo i dati riportati, alle 11:05, durata 45 secondi. La seconda alle 11:06, venti secondi. La terza alle 11:12, durata un minuto e 38 secondi.
Nella disperazione, Alexandra riesce a trovare un bigliettino da visita nella stanza: “Antonius Caracalla numero 9”.
A quel punto la voce dall’altra parte del telefono, le chiede se quello sia l’indirizzo, ma la ragazzina gli spiega che non lo sa e che era ciò che c’era scritto su un biglietto da visita: “Ah, non sai nemmeno questo. Arriveranno lì in due minuti, ora basta non posso stare al telefono, abbiamo altre chiamate”.
L’indirizzo fornito, non era però quello del 65enne, ma quello di un un ingegnere catastale. Alexandra era riuscita a dare maggiori dettagli, guardando all’esterno. Aveva parlato di cani cattivi, alberi, animali e un’auto grigia. La ragazzina ha concluso la chiamata implorando di mandare qualcuno, poiché stava tornando.
Le forze dell’ordine sono arrivate sul luogo del delitto, 19 ore dopo, dopo aver ottenuto un mandato di perquisizione, non necessario in queste occasioni. Hanno trovato soltanto i resti di Alexandra. La 15enne era stata bruciata. Insieme a lei, c’erano anche altri resti, ossa e denti, che subito si è pensato appartenessero ad un altra ragazza scomparsa, sempre in quella zona, la diciottenne Luiza Melencu.
Il “mostro di Caracal” ha ammesso, dopo due giorni, i due omicidi. Ha trovato Alexandra con il telefono in mano ed ha bruciato il suo corpo. L’aveva rapita e violentata, senza darle alcuna possibilità di difendersi. Poi ha ammesso di aver fatto lo stesso, in precedenza, con la diciottenne. Questo è l’audio originale della chiamata di Alexandra:
L’intera vicenda è stata aggravata dalla testimonianza della vicina di Gheorghe Dinca, che ha dichiarato di aver chiamato, per ben due volte, le autorità e denunciato movimenti sospetti in quella abitazione.
La vicenda ha scosso l’opinione pubblica e dato via a manifestazioni contro il governo della Romania. Il capo della polizia, Ioan Buda, è stato licenziato e insieme a lui, anche il direttore del servizio delle telecomunicazioni.
Anche la ministra dell’Istruzione, Ecaterina Andronescu, è stata licenziata dopo una frase considerata decisamente fuori luogo. La ministra, durante un programma tv, ha sottolineato che a lei i suoi genitori hanno insegnato a non salire in macchina con gli sconosciuti… parole definite “sbagliate” in un momento così delicato.
Dopo nemmeno una settimana dall’orribile vicenda, il ministro dell’interno, Nicolae Moga, ha dato le dimissioni.