Quarto Grado: la lettera scritta da Alessia Pifferi trasmessa in diretta tv
Alessia Pifferi, la madre che ha lasciato morire Diana, ha scritto una lettera a Quarto Grado: "Grazie per aver raccontato i miei pensieri"
Durante l’ultima puntata di Quarto Grado è stata trasmessa una lettera scritta da Alessia Pifferi ed inviata direttamente dalla prigione. Sono tante le notizie emerse sulla donna, dopo che ha abbandonato la figlia in casa da sola per sei giorni. Diana è morta di stenti.
Alessia Pifferi voleva una vita libera, cercava il vero amore ed è per questo, che gli inquirenti credono che per lei quella bimba di 18 mesi, fosse solo un peso.
Perché una madre dovrebbe lasciare la propria figlia, senza acqua e senza cibo, in una casa da sola per sei giorni, per stare con un uomo? Perché mentire allo stesso, dicendogli di aver lasciato Diana alle cure della sorella? E il sospetto peggiore, arriverà tra qualche giorno, dopo i risultati degli esami sulle tracce di latte. Nessuno ha sentito piangere la piccola in quel condominio e in cucina è stata trovata una boccetta aperta di un potente ansiolitico. Potrebbe averla sedata per tenerla calma?
Il contenuto della lettera di Alessia Pifferi
Le parole di Alessia Pifferi in prigione sono state trasmesse in diretta, durante l’ultima puntata di Quarto Grado.
Ho bisogno, la necessità di persone vicine a me, anche se giudicano male. Se volete vi racconto ancora qualcosa. Ho vissuto a Milano fino al matrimonio, fino a quasi vent’anni. Poi, sono andata in Sicilia a Palermo, perché mi sono sposata e poi sono tornata a Milano a casa mia. Quindi ho vissuto solo con il mio ex marito. Per il resto ero sempre in casa con i miei genitori o da sola.
Ricordo che il matrimonio è stato molto bello. Mi sono spostata in municipio a Palermo, in chiesa a Milano, a Ponte Lambro. In Sicilia ero vestita con l’abito da sposa prestato da mia sorella, invece quello di Milano l’ho comprato io risparmiando. Siamo stati una famiglia normale, abbia cercato di avere un figlio, che non è mai arrivato.
Chi è il papà della piccola Diana?
Alessia Pifferi ha poi citato nella lunga lettera il papà biologico di Diana, che inizialmente era sconosciuto, lei stessa aveva detto di non conoscerne l’identità. Ma poi, è emerso che si tratta di un imprenditore di Ponte Lambro, che vive poco distante da quell’abitazione e che non ha mai saputo di essere il papà di quella bambina.
Riguardo il papà di Diana, non mi sento di esprimere nulla, perché sono fatti così delicati che potrei parlarne solo privatamente a lui. So solo che vorrei poter tornare indietro, a quel giorno, per non uscire e riavere la mia bambina. Io non ho mai detto che mia figlia era un intralcio nella mia vita e vorrei proprio sapere chi l’ha detto e perché. Io ho semplicemente detto che era molto più difficile la vita con un figlio piccolo. Ancor più essendo una ragazza madre. Sia prima di essere in carcere che da quando mi trovo a San Vittore, ho sempre fatto sogni normali che riguardano la vita di tutti i giorni, che riguardano le cose di casa o Diana.
La donna che ha abbandonato la figlia, ha concluso la lettera parlando di un sogno, che aveva fatto proprio quella stessa notte. Lo ha definito un incubo. È stata chiamata per un colloquio e ha trovato il suo avvocato insieme all’uomo di Leffe, colui che credeva essere il suo compagno attuale e che, invece, dal quel triste giorno, si è reso irreperibile. Ha raccontato di essersi bloccata e di non essere riuscita a parlare:
Mi sono alzata e nel sogno non ho più immaginato niente. Vi ringrazio ancora di aver voluto raccontare i miei pensieri. Alessia Pifferi.