“Quella è la firma dell’assassino” Garlasco, oggi si decide un passo decisivo nelle indagini
Dopo diciotto anni, l'omicidio di Chiara Poggi a Garlasco riapre il caso grazie a nuove analisi genetiche e dattiloscopiche che potrebbero rivelare dettagli cruciali e inediti sulla vicenda.
Diciotto anni dopo il drammatico evento del 13 agosto 2007, la scena del crimine in via Pascoli a Garlasco torna a essere oggetto di attenzione da parte della giustizia italiana. La tavernetta, dove è stato rinvenuto il corpo senza vita di Chiara Poggi, rappresenta il fulcro di uno degli omicidi più controversi del Paese. Le recenti analisi genetiche e l’esame delle impronte, effettuati con tecniche investigative all’avanguardia, potrebbero portare a una nuova interpretazione di questo caso complesso.

Nuove analisi sulla traccia 97F
La Procura di Pavia ha focalizzato l’attenzione sulla traccia 97F, una macchia di sangue rinvenuta sul muro che conduce alla tavernetta. Inizialmente catalogata come una semplice traccia ematica, le nuove indagini suggeriscono che possa rappresentare un elemento cruciale. Utilizzando la Bloodstain Pattern Analysis, si ipotizza che l’impronta sia stata lasciata dalla mano sinistra dell’assassino nel momento in cui ha spinto Chiara giù per le scale. La posizione della macchia, molto più in alto rispetto al corpo della vittima, potrebbe escludere Chiara come possibile autrice di quella traccia. Ciò riapre le indagini, con l’intento di utilizzare analisi dattiloscopiche e genetiche per identificare il colpevole.
Il nuovo incidente probatorio
È stato avviato un nuovo incidente probatorio, definito irripetibile per la delicatezza dei reperti coinvolti. I tecnici hanno tempo fino al 24 ottobre per rispondere a cinque quesiti fondamentali posti dalla giudice Daniela Garlaschelli. Tra questi, il più significativo riguarda la possibilità di analizzare nuovamente il DNA raccolto sotto le unghie di Chiara Poggi, che secondo la Procura potrebbe corrispondere al profilo di Andrea Sempio, attualmente l’unico indagato. Tuttavia, il genetista Francesco De Stefano, consulente nel precedente processo che ha condannato Alberto Stasi, contesta l’affidabilità dei risultati, sostenendo che i campioni siano troppo contaminati e degradati per fornire dati certi.
Valutazione di altri reperti
Oltre alla traccia 97F, altri reperti rinvenuti nella casa saranno sottoposti a nuove valutazioni. Tra questi, confezioni di cereali, yogurt, tappetini da bagno, una tazzina e un cucchiaino, raccolti in momenti diversi secondo procedure che ora includono anche consulenze investigative private. Anche l’impronta 33, in precedenza attribuita a Sempio, torna al centro dell’attenzione, assieme a una traccia digitale nota come numero 10, che non è mai stata associata a nessuno. L’analisi di questi reperti potrebbe rivelare informazioni chiave per la risoluzione del caso.
Segni di un possibile aiuto da parte di Chiara
Un elemento finora trascurato è emerso: Chiara Poggi potrebbe avere tentato di chiedere aiuto. Sono stati trovati segni di sangue nel vano della cornetta del telefono, ma non sono mai stati effettuati prelievi da quel dispositivo. Inoltre, sono state rinvenute macchie di sangue lasciate da un piede. Alcuni investigatori suggeriscono che la cucina, spesso ignorata nelle ricostruzioni, potrebbe contenere prove decisive, che potrebbero indicare la presenza di più di una persona in casa al momento dell’omicidio.
Il coinvolgimento di esperti nel caso
In questa fase delicata, sono stati coinvolti esperti di spicco dell’investigazione italiana, tra cui l’ex comandante del Ris di Parma, Luciano Garofano, e il genetista Giorgio Previderè. Questi professionisti contribuiranno a chiarire le molte incertezze che circondano l’intero procedimento. La Cassazione ha infatti segnalato “ambiguità” nelle indagini che hanno portato alla condanna di Stasi, sollevando dubbi sugli inquinamenti probatori e su testimonianze ritenute poco affidabili.
Ogni nuova traccia acquisisce pertanto un’importanza cruciale. A distanza di quasi due decenni dall’evento tragico, quella scala potrebbe finalmente raccontare una verità diversa, attesa da lungo tempo. La verità potrebbe emergere da una macchia di sangue, un’impronta dimenticata o un telefono mai esaminato, contribuendo a delineare un quadro più chiaro su quanto accaduto quella mattina a Garlasco.