Riders, i fattorini che rischiano e perdono la vita per consegnarci il cibo da asporto

I Riders, i fattorini in bicicletta che rischiano la vita ogni giorno per consegnare il cibo da asporto.

Chi sono i Riders? E perché rischiano ogni giorno la vita? La tutela sul lavoro in Italia lascia ancora parecchie ombre a riguardo. La sicurezza non è mai troppo, e rischiare la vita sul lavoro non dovrebbe mai essere considerato la norma. Tuttavia, le statistiche parlano chiaro: i fattorini in bicicletta rischiano ogni giorno la loro vita per consegnarci il cibo da asporto.

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Quanti di voi ordinano la pizza, il sushi o il cibo cinese, magari dalle note applicazioni che negli ultimi sono state lanciate? Sono applicazioni molto utili. Torniamo a casa da lavoro, siamo stanchi, non vogliamo cucinare e allora sfogliamo le centinaia, migliaia di proposte di cibo.

Basta un semplice clic. Noi paghiamo, ci sediamo sul divano, accendiamo la televisione e aspettiamo il cibo da asporto. Ma qualcuno si è mai chiesto qual è il meccanismo alla base della consegna di asporto? I fattorini hanno diverse scelte: motorino e bicicletta sono le due opzioni più comuni.

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Il motivo è presumibilmente facile da intuire: le auto potrebbero rimanere bloccate, mentre con il motorino o con la bicicletta si sfreccia verso l’abitazione a velocità inaudite. Ed è qui che, purtroppo, capitano gli incidenti. I Riders, i fattorini in bicicletta, sono i più colpiti.

Il problema sta alla base. Se una consegna avviene in ritardo, si paga una sanzione. Più consegne si fanno nell’arco della serata, maggiore è la possibilità di ricevere una mancia o un elogio dal proprietario del ristorante. In un’Italia ancora in crisi e devastata dal lavoro assente, si farebbe qualsiasi cosa pur di non perdere ciò che abbiamo.

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Quanto tempo passerà prima che l’Italia regolarizzi questo aspetto? Quante vite saranno spezzate sull’asfalto, pur di continuare a lavorare e a non pagare una sanzione per il ritardo della consegna? L’ultimo Riders che ha perso la vita aveva solo diciannove anni: il suo nome era Alberto Piscopo Pollini. Era uno studente universitario. Tanti sogni in tasca, e pochi spiccioli. Quelli racimolati correndo verso le nostre case.