Saman Abbas, ascoltato in aula il fidanzato: tutti i dettagli rivelati dal giovane

Ascoltato il fidanzato di Saman Abbas in aula durante il processo, il ragazzo ha raccontato dei nove giorni trascorsi a Roma

Durante il processo di Saman Abbas, la 18enne pakistana scomparsa e poi trovata senza vita a Novellara, è stato ascoltato il fidanzato. Saqib Ayub ha raccontato di aver conosciuto la ragazza su Tik Tok, gli aveva confidato di avere paura e gli aveva chiesto di allarmare le forze dell’ordine se per qualche giorno non fosse riuscito a sentirla. Cosa che il giovane ha poi fatto il 4 maggio del 2021.

fidanzato Saman Abbas

Saqib Ayub ha dichiarato in aula che la stessa Saman Abbas una volta gli aveva raccontato che il padre era stato il mandante di un delitto. Gli esecutori erano due parenti e un uomo di origini africane, poi finiti in prigione.

L’ultima volta che ho sentito Saman era preoccupata. Mi disse che sua madre girava per la stanza. Una volta ricevette una chiamata sul profilo Instagram della madre Nazia da parte di un uomo che, secondo lei, era lo zio Danish.

Per nove giorni i due sono stati insieme a Roma. Una volta con l’autorizzazione della comunità, le altre però, ha ammesso il ragazzo, di nascosto poiché Saman non aveva il permesso di uscire.

Il processo di Saman Abbas

Saman venne a Roma, le dissi io di venire perché lavoravo lì. Trascorremmo 9 giorni durante i quali decidemmo di sposarci. Io comprai il mio abito da sposo e chiesi a mia madre di far arrivare dal Pakistan quello per lei.

Ayub ha anche ammesso di aver mandato”messaggi finti” al telefono di Saman, nonostante fossero insieme, per far credere alla comunità che anche lui la stava cercando.

Volevamo sposarci in fretta, altrimenti sarebbe tornata in comunità e sarebbe stato difficile. Ma doveva recuperare il passaporto, necessario per le nozze. Decidemmo insieme che doveva tornare a casa per recuperarlo.

Saman Abbas nomi aguzzini

Il prossimo ad essere ascoltato in aula sarà il fratello della 18enne, ormai diventato maggiorenne. Per l’accusa è il testimone chiave, colui che ha da subito indicato lo zio Danish come mandante del delitto della sorella. Il ragazzo attualmente vive in un struttura protetta.