Saman Abbas e il racconto della testimonianza del fratellino in aula: “Cedimento emozionale”
Le autorità lo hanno rintracciato vicino alla frontiera ligure, il fratellino di Saman Abbas ha avuto un cedimento e ha raccontato tutto
Continua il processo per il caso di Saman Abbas. In aula sono stati ascoltati i testimoni e tra questi anche il luogotenente Antonio Matassa, che ha raccontato della testimonianza del fratellino della 18enne pakistana, subito dopo che era stato trovato e fermato vicino alla frontiera ligure.
Il minore è considerato il testimone chiave del caso, colui che ha puntato il dito contro la sua stessa famiglia, aprendo la pista del delitto familiare, in difesa di sua sorella. Colui che ha tolto il velo ai suoi genitori, che hanno voluto punire la loro figlia perché non voleva accettare un matrimonio combinato.
Il fratellino di Saman Abbas è il testimone chiave del processo
Il fratellino di Saman Abbas si trova in una comunità protetta. Il luogotenente Antonio Matassa ha parlato di un cedimento emozionale, il ragazzo ha iniziato a parlare, come se volesse liberarsi da ogni peso.
Ha da subito puntato il dito contro 5 familiari, i suoi genitori, lo zio Danish e i due cugini.
Secondo il moniore, sarebbe stato proprio Danish a convincere il padre Shabbar e la madre Nazia a punire Saman Abbas per il disonore alla famiglia. Tuttavia, lo zio ha negato le accuse.
Dopo un anno e mezzo ha aiutato gli inquirenti a trovare il corpo senza vita della 18enne pakistana, nei pressi di un casolare abbandonato a Novellara. Ha poi ammesso di aver assistito alla sepoltura della nipote, dopo essere stato svegliato nel cuore della notte dai due cugini. Secondo quest’ultimi era stata la madre Nazia. Un racconto che, tuttavia, non ha trovato conferme e che non convince gli inquirenti.
Durante l’udienza, il padre Shabbar avrebbe dovuto partecipare in video collegamento dal Pakistan. Tuttavia, non è accaduto. Sono più di 11 volte che il processo del genitore viene rimandato, sempre con una scusa diversa e di conseguenza, l’Italia non è ancora riuscita ad ottenere l’estradizione. La madre Nazia, invece, è ancora latitante. Qualcuno la sta cercando davvero?