Saman Abbas, l’autopsia: “Morta con atroci modalità”

I primi esami sul corpo di Saman Abbas hanno evidenziato un taglio alla gola: la 18enne pakistana potrebbe non essere morta soffocata

Nella giornata di ieri, 9 dicembre, è stata effettuata l’autopsia sul corpo rinvenuto a Novellara. Ormai è quasi certo che si tratti di Saman Abbas, anche se non è ancora arrivata la prova certa del DNA.

Saman Abbas zio Danish

Il medico legale ha fatto terribili scoperte all’interno del laboratorio Labanof di Milano. La diciottenne pakistana sarebbe morta in modo atroce, un taglio all’altezza della gola.

Gli esami sono stati svolti nell’ambito dell’incidente probatorio deciso dalla Corte d’Assise di Reggio Emilia, dinanzi ad entrambe le parti.

Il racconto del cugino di Saman Abbas

Adesso saranno necessari ulteriori esami istologici sui tessuti. Lo scopo, secondo quanto spiegato, è quello di capire se Saman Abbas abbia perso la vita per quel taglio alla gola o se, lo stesso, le sia stato inferto dopo il decesso.

È stata una morte avvenuta con modalità atroci. Da questo primo esame, seppure parziale ma importante, ne deriva la considerazione che l’uccisione della ragazza non sia avvenuta come immaginato sino ad oggi.

Queste le parole del legale dell’unione delle comunità islamiche d’Italia. Riziero Angeletti ha voluto evidenziare che Saman Abbas potrebbe non essere morta soffocata, come uno dei suoi cugini ha fatto credere fino ad oggi. Ma in modo molto più crudele, sgozzata dalla sua stessa famiglia.

Saranno soltanto altri esami a fare luce su uno dei casi che ha segnato la cronaca italiana.

Saman Abbas e il ritrovamento del corpo vicino al casolare

Dopo un anno e mezzo, si è finalmente arrivati ad una svolta. Ma come? Dopo l’arresto del padre di Saman Abbas, avvenuto in Pakistan, lo zio Danish ha deciso di parlare. Sarebbe stato proprio lui a condurre gli inquirenti in quel vecchio casolare.

Saman Abbas nomi aguzzini

Oltre agli altri esami autoptici e alla prova regina del DNA, si attendeno l’udienza di Shabbar Abbas per l’estradizione in Italia e il ritrovamento della madre Nazia, ancora latitante.