Sara di Pietrantonio, Vincenzo Paduano condannato all’ergastolo per il suo omicidio
Svolta nel processo per la morte di Sara di Pietrantonio: Vincenzo Paduano è stato infatti condannato all'ergastolo per il suo omicidio
È arrivata una nuova condanna nel processo per la morte di Sara di Pietrantonio. Ed è stata confermata la colpevolezza di Vincenzo Paduano, che in secondo grado è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio della giovane ragazza, avvenuto il 29 maggio del 2016.
Vincenzo Paduano è stato condannato all’ergastolo dai giudici della seconda Corte d’Appello di Roma, che lo hanno giudicato colpevole dell’omicidio di Sara Di Pietrantonio. La Suprema Corte ha accolto il ricorso della Procura generale che aveva stabilito un nuovo processo perché convinta che lo stalking non fosse un reato da poter assorbire in quello di omicidio. Il 12 aprile scorso i giudici hanno stabilito che Paduano dovrà scontare la pena per due reati distinti, omicidio pluriaggravato e stalking.
In primo grado i giudici aveva condannato Vincenzo Paduano a 30 anni di reclusione e non al carcere a vita. L’ex guardia giurata era stata accusata di aver strangolato e dato alle fiamme la studentessa di 22 anni, sua ex fidanzata.
I due si erano conosciuti nell’estate del 2014, mentre lavorava in estate, nella pausa universitario. Avevano qualche anno di differenza. Lui, però, soffriva di una gelosia morbosa. Le amiche di Sara parlano di una persona violenza, che controllava di continuo la ragazza, i suoi spostamenti, le sue frequentazioni. Sara non ne poteva più e aveva deciso di lasciarlo, per i troppi litigi e per il comportamento di lui. Voleva essere libera. Ma lui non glielo ha concesso.
Un giorno, dopo la rottura, le aveva chiesto di incontrarsi per un chiarimento, per poter parlare un’ultima volta, per rimanere in buoni rapporti. Ma Sara quel giorno è stata uccisa a Roma alla Magliana. Era il 29 maggio del 2016. Il giorno seguente il ragazzo aveva confessato l’omicidio, dopo essere stato fermato e interrogato per ore dalle forze dell’ordine.
Ora si attende la sentenza della Cassazione che metterà la parola fine a questo processo.