Sardegna, undicenne segregato in casa. La confessione della mamma.

Nessun letto, un bidone per i suoi bisogni, segregato in una stanza. E' così che il bambino viveva prima di riuscire a contattare i Carabinieri. I genitori sono stati arrestati, ma ora la mamma ha deciso di confessare e spiegare... il giudice ha deciso per i domiciliari... ECCO CHE COSA HA DETTO...

La vicenda risale allo scorso mese ed ha sconvolto tutto il paese. E’ accaduto in una villa di Arzachena, un comune in provincia di Sassari, Sardegna, vicino alla Costa Smeralda. Alle ore 21:00, la caserma dei Carabinieri di Olbia, ha ricevuto una chiamata da parte di un bambino di circa undici anni: “scusate se vi disturbo, stavo cercando di chiamare mia zia. Ho bisogno di parlare con lei ma adesso sono chiuso nella mia cameretta e non posso uscire. I miei genitori sono andati ad una festa”.

Davanti a quelle parole, l’agente dall’altra parte della cornetta, ha cercato di capire cosa stesse succedendo.

Il piccolo aveva trovato un vecchio telefono dentro la stanza, nella quale era stato segregato da sua madre e suo padre. Un telefono senza scheda, dal quale è partita la chiamata d’emergenza.

Le forze dell’ordine si sono recate subito sul posto, per valutare la situazioni e si sono ritrovati dentro quella che è stata definita “la villetta degli orrori”.

Entrambi ultra 40enni, i suoi genitori lo avevano chiuso nella sua stanza ed erano usciti. Una stanza senza nulla, nemmeno un bagno. C’era un secchio in cui il bambino faceva i suoi bisogni. Nemmeno un letto, ma una brandina… la porta senza maniglia e non c’era possibilità di aprire le finestra dall’interno: “vivo così da tanto, ma sto bene”. Parole di un bambino capaci di spezzare anche il cuore più duro.

In quella casa, gli agenti hanno trovato anche il suo diario, sul quale il bambino aveva riportato tutte le volte in cui era stato picchiato. Parlava di un tubo di gomma, che nascondevano nel divano e che usavano nel picchiarlo. L’oggetto è stato rinvenuto proprio lì.

I due genitori sono stati arrestati e condotti in carcere, ma adesso dopo la confessione di sua madre, il giudice ha deciso di dare loro i domiciliari.

La donna, di sua spontanea volontà, ha deciso di dire la sua versione dei fatti. Aveva deciso di usare questi metodo di punizione “alternativi”, perché non riusciva più a gestire quel bambino, che non l’ascoltava. Doccia gelata, chiuso in una stanza buia, picchiato con quel tubo dietro le ginocchia… “non riuscivo più a tener fronte al suo comportamento”.

Ha poi dichiarato che suo marito era contrario ai suoi metodi, ma che comunque nessuno sapeva quello che stavano facendo.

Notizia in aggiornamento.