Stefania Camela poteva essere salvata: i risultati dell’autopsia

Tromboembolia polmonare massiva: sarebbe questa la causa della morte di Stefania Camela. Una morte che poteva probabilmente essere evitata

Stefania Camela poteva essere salvata. Questo è quanto emerge dai risultati dell’autopsia svolta sulla 47enne di San Benedetto Del Tronto, morta a Milano a inizio mese dopo un semplice intervento al naso. La causa del decesso sarebbe stata una Tromboembolia polmonare massiva.

Stefania Camela

Cresce la rabbia di amici e familiari di Stefania Camela, dopo l’arrivo dei risultati dell’esame autoptico svolto sul corpo della 47enne.

L’autopsia è stata effettuata nell’obitorio del policlinico di Milano, nella mattinata di mercoledì, dai medici legali nominati dalla procura e alla presenza dei periti nominati da tutte le parti in causa. Per la famiglia di Stefania ha partecipato il dottor Giovanni Dell’Aquila. Presenti anche i periti medici legali nominati dai due medici indagati per omicidio colposo.

La causa della morte di Camela sarebbe stata una tromboembolia polmonare massiva. Il che significa che molto probabilmente, il decesso della donna poteva essere evitato con la prescrizione di un farmaco anticoagulante, che invece Stefania non ha assunto nei giorni successivi all’intervento.

La rabbia del compagno di Stefania Camela

Stefania Camela

Michele Sobillo, il compagno di Stefania Camela, che era con lei nel capoluogo lombardo nei giorni in cui è avvenuto l’intervento e in quello in cui ha perso tragicamente la vita, non si da pace.

Come riporta il Resto Del Carlino, l’uomo avrebbe dialogato a lungo con il medico legale che ha svolto l’esame autoptico e questo gli avrebbe rivolto diverse domande.

Stefania non vedeva l’ora di poter respirare a pieni polmoni, riaprendo i turbinati, ma aveva paura dell’anestesia e dei tamponi da portare dopo l’intervento. Ecco perché aveva scelto la clinica Blumar Medica di Milano. Perché il chirurgo le aveva promesso che non l’avrebbe intubata e che non le avrebbe applicato i tamponi.

Stefania Camela compagno

L’intervento in questione, svolto alla fine di novembre, sembrava essere andato alla perfezione. Due giorni dopo, tuttavia, mentre Stefania e il suo compagno uscivano dall’hotel milanese in cui alloggiavano, lei è crollata.

Rianimata prima dal compagno e poi dai soccorritori del 118, che l’hanno trasportata al Policlinico, si è spenta per sempre circa due ore dopo.

Sono molto arrabbiato nell’aver appreso che, con molta probabilità, la mia compagna si sarebbe potuta salvare con il semplice impiego di un anticoagulante.