Titanic: inutile nelle ricerche anche il sottomarino della NATO
L'ultima speranza di individuare i 5 turisti del Titanic dispersi, sarebbe quella di utilizzare un drone subacqueo
Innumerevoli le forze che si stanno impiegando per individuare e riportare a galla il piccolo sommergibile che dalla mattinata di ieri risulta disperso al largo delle coste statunitensi e canadesi. Purtroppo anche il sottomarino della NATO potrebbe non bastare a salvare la vita alle 5 persone che volevano visitare il relitto del Titanic.
Nella mattinata di ieri, ora italiana, si è diffusa la notizia della scomparsa di un sommergibile di piccole dimensioni, al largo delle coste americane. Precisamente a circa 700 km dalle coste canadesi di Terranova.
Il Titan, questo il nome della piccola imbarcazione, appartiene alla OceanGate Expeditions. Essa è una società che si occupa di spedizioni speciali in mare e in particolare, in questo caso, di una missione nelle profondità dell’oceano atlantico per osservare da vicino il relitto del Titanic.
Circa 1 ora e 45 minuti dopo l’immersione, il sommergibile con a bordo 5 persone è scomparso dai radar.
I 5 passeggeri sono: Paul Henri Nargeolet, francese esperto di immersioni, pilota di sommergibili ed ex comandante di nave. Poi ci sono l’imprenditore e appassionato di escursioni britannico Hamish Harding, l’uomo d’affari pakistano Shahzada Dawood, amministratore del Seti Institute, e suo figlio Suleman. In fine, il fondatore e CEO della OceanGate Expedition, Stockton Rush.
Escursione Titanic: quanto ossigeno resta ai dispersi
Già in serata la Guardia Costiera statunitense e quella canadese hanno fatto partire le ricerche, mettendo in campo tutte le risorse disponibili a livello di uomini e di strumenti.
Hanno anche richiesto l’intervento di altre autorità straniere, come ad esempio la NATO, che ha messo a disposizione il proprio mezzo di soccorso sottomarino.
La loro è una corsa contro il tempo. È infatti stato reso noto che i passeggeri dispersi, dal momento in cui si sono immersi hanno a disposizione 96 ore di ossigeno.
C’è dunque tempo fino a giovedì per riportarli a galla, ma il problema è che, al momento, nessuno dei mezzi messi in campo ha portato ai risultati sperati.
L’ultima speranza
Anche lo stesso sottomarino della NATO potrebbe non servire a nulla. Esso è infatti predisposto per effettuare interventi fino ad un massimo di 600 metri di profondità.
Un sistema telecomandato collegato allo stesso sottomarino NATO, invece, potrebbe arrivare fino a 1000 metri di profondità.
Se come si sospetta il Titan si trovasse nei pressi del relitto del Titanic, ossia a circa 3800 metri di profondità, il suddetto sottomarino non servirebbe a nulla.
In tal caso, l’ultima speranza sarebbe quella di utilizzare un drone subacqueo, che potrebbe sì arrivare fino al fondo dell’oceano, ma che allo stesso tempo non potrebbe trainare lo stesso Titan verso la superficie. Servirebbe dunque solo ad individuarlo, per poi far partire un’ulteriore spedizione di salvataggio.
Data la vastità dell’area interessata, le situazioni avverse che si trovano in un luogo così remoto e la quantità immensa di relitti che si trovano in quella zona, l’operazione è molto complicata e potrebbe richiedere molto, troppo tempo.