Torino, autista del tram si ferma alla fermata soppressa per aiutare anziana signora
A Torino un autista di un tram si ferma a una fermata che è stata soppressa, violando il regolamento, per aiutare un'anziana signora
Gli autisti di mezzi pubblici hanno delle regole ben precise, che devono seguire e che servono anche per garantire la sicurezza dei passeggeri. Ad esempio non possono far salire o scendere persone fuori dalle fermate previste da ogni linea. A Torino, però, l’autista di un tram ha fatto uno strappo alla regola, per un’anziana signora che aspettava a una fermata che era stata soppressa.
Siamo a Torino. E gli autisti del servizio del trasporto pubblico conoscono bene le regole che devono rispettare. Ma l’autista del tram 13, questa volta, ha deciso di chiudere un occhio e di non seguire il regolarmente. La linea del tram ha subito notevoli tagli alle fermate. Ad esempio è stata soppressa quella in via Cibrario.
Ma c’era un’anziana signora che non lo sapeva. Magari come faceva ogni giorno, aspettava sotto la palina del numero 13 che il suo tram arrivasse per riportarla a casa. Anche se quella fermata non c’era più, ma lei non lo sapeva e non se n’era accorta.
Se n’è accorto l’autista del tram 13 che stava arrivando, che ha deciso di non seguire il regolamento che impone di non fermarsi a far salire passeggeri fuori dalle fermate previste lungo la linea.
Lui si è fermato, ha aperto le porte anteriori, ha lasciato il suo posto per aiutare l’anziana signora e poi le ha spiegato che le cose erano cambiate: “Signora, mi sono fermato perché se no chissà quanto tempo sarebbe rimasta ad aspettare inutilmente. Si ricordi, però, per la prossima volta, che questa fermata non c’è più. O va più indietro verso il Maria Vittoria o più avanti verso Piazza Statuto”.
Una passeggera, Maria Concetta di Stefano, 62 anni, ex insegnante e oggi scrittrice, ha raccontato che sul tram tutti erano commossi: “È quasi partito un applauso, tra gli sguardi di ammirazione verso l’autista. Non c’è stata una sola lamentela, ma nemmeno l’aria di fastidio. Era come se tutti, implicitamente, fossero d’accordo”.