Torino, maestra licenziata
Torino, augurò la morte ai poliziotti: il tribunale conferma il licenziamento della maestra.
Torino, augurò la morte ai poliziotti: il tribunale conferma il licenziamento della maestra. È confermato il licenziamento della maestra di 38 anni che il 22 febbraio dello scorso anno fu filmata durante una manifestazione antifasciste a Torino.
Flavia Lavinia aveva presentato un ricorso contro il provvedimento dell’amministrazione insieme al sindacato Cub Scuola perché era stata indagata per oltraggio a pubblico ufficiale.
L’episodio si era verificato durante un corteo di protesta contro un appuntamento elettorale di CasaPound. Gli agenti di polizia si erano schierati per evitare che i manifestanti raggiungessero l’albergo in cui si stava tenendo l’evento, la maestra è stata indagata dalla procura per istigazione a delinquere, oltraggio a pubblico ufficiale e minacce.
Flavia Lavinia era stata licenziata dall’Ufficio scolastico regionale del Piemonte perché “la condotta tenuta dalla docente, seppure non avvenuta all’interno dell’istituzione scolastica, contrasta in maniera evidente con i doveri inerenti la funzione educativa e arreca grave pregiudizio alla scuola, agli alunni, alle famiglie e all’immagine stessa della pubblica amministrazione”.
Mauro Mollo, giudice del tribunale di Torino, ha condannato la maestra anche al pagamento delle spese. Per il Ministero, il comportamento dell’insegnante è stato molto grave:
“I docenti hanno compiti non solo legati all’istruzione dei bambini e dei ragazzi, ma anche educativi. Per i docenti di scuola primaria, i compiti educativi sono ancora più marcati rispetto ai colleghi degli altri gradi scolastici: hanno a che fare con bambini che non hanno sviluppato un senso critico e sono quindi portati ad ‘assorbire’ tutto ciò che viene trasmesso loro dall’insegnante, pertanto, un comportamento che violi le regole di civile convivenza e diffonda un senso disprezzo per lo Stato e i suoi comportamenti, tenuto dalla persona che dovrebbe essere modello di comportamento è ancora più grave”.
Ha ritenuto corretta la valutazione del Ministero dell’Istruzione ed ha considerato i comportamenti tenuti dall’insegnante “in grave contrasto con i con i doveri educativi connaturati alla sua funzione di docente di scuola primaria” anche se “tenuti al di fuori delle mansioni e dell’orario di lavoro”. Il giudice ha inoltre ritenuto che tali comportamenti abbiano “portato grave pregiudizio alla scuola, alla pubblica amministrazione, agli alunni, alle famiglie”.