“Trovato del sangue anche lì” Delitto di Garlasco, incredibile colpo di scena: riscritta tutta la dinamica, ora sono coinvolti anche loro
Nuove analisi DNA sull'omicidio di Chiara Poggi rivelano dettagli che potrebbero cambiare la dinamica del delitto, suggerendo il coinvolgimento di almeno tre aggressori e un possibile complice.
Il caso dell’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco nel 2007, si arricchisce di nuovi sviluppi grazie a un recente riesame delle prove. Un elemento cruciale, fino ad ora trascurato, è emerso dalle indagini della procura di Pavia, riaperte di recente. Si tratta di uno schizzo di sangue rinvenuto sulla cornetta del telefono, il quale potrebbe rivelare dettagli significativi sulla dinamica dell’evento e sull’identità di uno dei presunti aggressori, indicato come “Ignoto 3”. Con queste nuove informazioni, la ricostruzione del delitto potrebbe subire una sostanziale revisione.

Le analisi del DNA hanno escluso dalla scena del crimine alcuni amici di Andrea Sempio, ovvero Mattia Capra, Alessandro Biasibetti e Roberto Freddi, che non risultano coinvolti. L’attenzione ora si sposta su Michele Bertani. Secondo le attuali ricostruzioni, il 13 agosto 2007, Chiara avrebbe aperto la porta in pigiama a più persone, disattivando l’allerta dell’allarme. Un evento successivo l’avrebbe terrorizzata, spingendola a cercare aiuto tramite il telefono, momento in cui sarebbe avvenuta la prima aggressione. Questo diverge dalla precedente sentenza che indicava l’ingresso come luogo dell’attacco.
Chi ha ucciso Chiara Poggi: erano almeno in tre, l’ipotesi della Procura
Durante la prima aggressione, uno degli assalitori avrebbe tentato di tappare la bocca di Chiara, che avrebbe reagito mordendo l’aggressore. Questa azione ha lasciato una traccia biologica sulla lingua, scoperta durante l’incidente probatorio, che potrebbe rivelarsi fondamentale per le indagini. La dinamica degli eventi suggerisce che Chiara abbia provato a scappare, ma sia stata fermata da un secondo individuo. Le ferite riportate dalla vittima indicano che le percosse siano state inflitte con mani di diversa corporatura, dando l’idea di un attacco coordinato da più aggressori.
Successivamente, il corpo di Chiara sarebbe stato trascinato verso la porta che conduce alle scale della tavernetta, un’azione che implica una certa familiarità con l’abitazione. Sulle pareti di quelle scale è stata trovata un’impronta, attribuita alla mano destra di Sempio tramite un’analisi forense. I dettagli emersi dall’indagine rivelano che l’idea di un’aggressione da parte di una persona fidata, come il fidanzato Alberto Stasi, è stata messa in discussione. Al contrario, ora si delinea la possibilità che Chiara sia stata attaccata da individui che suscitavano in lei timore.
Il medico legale Marco Ballardini ha evidenziato la presenza di una lesione sulla coscia sinistra di Chiara, suggerendo che possa essere stata provocata da un calpestamento violento. Questo dettaglio non coincide con le calzature di Alberto Stasi, che non presentavano caratteristiche tali da poter causare una simile lesione. Inoltre, un consulente della difesa di Stasi, Francesco Avato, aveva già ipotizzato nel 2009 il coinvolgimento di un possibile complice, suggerendo che il trasporto del corpo di Chiara richiedesse l’intervento di più persone, e non di una sola come inizialmente ritenuto.
Le nuove evidenze e le ricostruzioni fanno sorgere interrogativi mai del tutto risolti, aprendo la strada a nuove indagini e potenziali sviluppi nel caso. Gli elementi emersi potrebbero cambiare radicalmente la comprensione di un crimine che ha scosso l’opinione pubblica italiana, mantenendo viva l’attenzione su una vicenda che continua a sollevare domande.