Intolleranza al glutine: storia di una diversamente digerente

Capire il problema significa già intraprendere una soluzione efficace

Ciao sono Alessia e sono una diversamente digerente. Oggi voglio parlarvi della mia esperienza, non ho certo la pretesa di fare divulgazione scientifica o dare lezioni su cosa significhi essere diversamente digerenti, quello che posso fare è raccontare me stessa, quello che mi è successo, perché magari la mia storia può essere in qualche modo di aiuto a qualcuno.

La mia alimentazione è sempre stata abbastanza normale, non mi uccido a tavola, non abbondo con le quantità, ma due anni fa qualcosa cambiò e i pasti sono diventati un vero supplizio: un panino si tramutava in un pranzo da matrimonio, un piatto di pasta (80/90 grammi) lo percepivo come un macigno sullo stomaco, mi sentivo gonfia, la digestione era faticosa, il cuore accelerava i suoi battiti ed avevo la sensazione di esplodere.

Poi sono iniziati i piccoli problemi intestinali, ora non voglio raccontarvi cosa accadeva all’interno delle mura del bagno, perché come per Las Vegas, quello che succede al bagno deve rimanere al bagno ma, la mia pelle era piena di brufoletti sotto pelle, la dermatite era tornata a farmi visita, insomma, stavo cadendo a pezzi.

Come la maggior parte delle donne o delle persone in genere mi sono trovata 730 giorni fa a parlare di ciò che mi stava accedendo con amiche e colleghe ma sopratutto con Google, che come tutti sappiamo, diagnostica morte certa ad ogni sintomatologia.

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Le conseguenze di cercare i sintomi su google

Leggendo e spulciando varie fonti online ho deciso di non automedicarmi ma di andare da un gastroenterologo, una persona di fiducia suggeritami dal responsabile di regione dell’AIC Associazione Italiana Celiachia.

Grazie a lui e grazie ad una serie di analisi fatte nell’arco di poco tempo, ho capito 3 cose: non sto morendo (Google prima o poi ti incontrerò e ti…) non sono celiaca, ma faccio far parte di quella fetta di popolazione a cui è stata “diagnosticata” la Gluten Sensitivity, ovvero la sensibilità al glutine: questo non significa che mi commuovo davanti ad una fetta di pizza o di fronte ad un piatto di spaghetti, bensì il mio corpo, il mio apparato digerente, il mio intestino non tollerano questo elemento e reagiscono come sopra descritto.

Cos’è la Gluten Sensitivity?

La sensibilità al glutine (Gluten Sensitivity), che sembra interessi dal 6 all’8% della popolazione, è una condizione  che si manifesta con una sintomatologia intestinale o extraintestinale più o meno marcata, legata all’ingestione di glutine.

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Non è colpa mia, è colpa tua

Al momento non esistono delle analisi che possano certificare questa condizione, infatti come il Board Scientifico di AIC tende a specificare “pazienti con tali caratteristiche sono noti da anni ma è bene premettere che, nonostante un numero crescente di essi riferisca quadri di questo tipo, l’esistenza stessa della sindrome è ancora messa in dubbio da numerosi esperti”

Sta di fatto che stavo male, mi sentivo male, le analisi non dicevano niente di rilevante e così mi hanno classificato in questo modo, il passo successivo, dietro indicazione del gastroeneteologo è stato entrare nel mondo dei diversamente digerenti eliminando il glutine dalla mia alimentazione.

Questa procedura è stata abbastanza “dolorosa” i sapori erano differenti, la resa visiva inizialmente era molto deludente, ma mi sono rimboccata le maniche e ho iniziato ad auto-produrre tutto ciò che mi serviva per stare bene: pane, biscotti, pizza, per la pasta mi sono affidata alla GDO e ho trovato dei prodotti veramente buoni.

Causa forza maggiore quindi, sono due anni che evito di ingerire il glutine, ci sono stati momenti di alti e bassi, di imbarazzi specialmente le prime volte quando andavo a cena da amici, aperitivi mancati per non trovarmi nella condizione di essere quella “diversa”, feste e quant’altro a cui non ho partecipato per mancanza di voglia ad essere sinceri, ma del mio corpo ho capito una cosa molto importante: “disintossicarmi” per lunghi periodi dal glutine mi permette, qualche volta, di sgarrare, di concedermi qualcosa che so che mi potrebbe fare male, ma che in qualche modo fa MENO male dopo un po’ di tempo di astinenza.

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Dove andremo a finire!

Mi sono data una spiegazione molto elementare a questo, mi guardo e faccio questa sorta di analogia: io sono un vaso, che piano piano si riempie e quando mangio il glutine la mia intolleranza sale, sale, sale, fino ad arrivare al culmine del vaso per poi traboccare e lasciare che le manifestazioni di malessere prendano il sopravvento, se però invece di riempire questo vaso giorno per giorno, io lo svuoto, il malessere diminuisce così se mangio piccole quantità di glutine in modo molto sporadico non lascio che il vaso si rempia…non so se sono riuscita a spiegarmi, scusate.

Poi un giorno, navigando in rete ho incontrato un post su Facebook, un post che mi mostrava una pillola, Gluterance si chiama, non è una cura contro il glutine che dall’oggi al domani ti promette di fare miracoli, no, ti dice solo una cosa: se mi prendi prima dei pasti, almeno 30 minuti per intenderci, ti permetterò di digerire il glutine meglio, evitandoti così stati di malessere.

L’ho voluta provare, cosa mi costava un tentativo? Nulla. L’ho fatto.

Gluterance è arrivata a casa mia, nella sua scatolina, sono 30 compresse in totale, mi sono messa in gioco ed ho fatto esperimenti empirici, così da poter aver un riscontro veritiero sulla reale efficacia.

1° esperimento

Ho assunto una compressa, ho ordinato una pizza, ho consumato la pizza, ho bevuto una birra e mi sono guardata un film.

2° esperimento

Ho preparato le classiche Ciriole alla ternana, una pasta a base di acqua e farina, ho preso una compressa, le ho mangiate.

3° esperimento

Ho assunto una compressa, ho mangiato la mia cena mangiando un paio di fette di pane normale, cotto a legna, il solito pane del forno che compriamo in famiglia

3 gradi di glutine differente, 3 lavorazioni differenti per 3 risultati uguali: dopo l’assunzione della compressa e dopo aver consumato un pasto normale, non mi sono sentita male come al solito.

Non avevo la sensazione di esplodere a fine pasto, non avevo la tachicardia da digestione difficile, non avevo alcun sintomo che mi riportasse ai vecchi ricordi.

L’unica cosa che ho notato è che l’aspetto dermatologico della mia intolleranza non è migliorato, ovvero i segni della pizza, delle ciriole e del pane sono visibili sul mio viso, ma come ho detto anche prima, questo prodotto non ha la pretesa di fare miracoli, solo di migliorare la digestione e la digeribilità del glutine stesso e devo dire che con me ha funzionato realmente.

Gluterance è un integratore alimentare a base del complesso GluFin costituito dall’associazione di Biocore DPP-IV e Finocchio, quest’ultimo risulta utile per la funzione digestiva, la regolare motilità intestinale e l’eliminazione dei gas. Biocore DPP-IV è una miscela di enzimi con attività proteolitica (digerisce le proteine) derivante dalla fermentazione di destrine da mais,  manioca e patata con lieviti naturali del genere Aspergillus.

Nota importante

Questo che avete appena letto non è un articolo promozionale, non voglio vendere nulla a nessuno, ho solo ritenuto giusto presentarvi la mia esperienza, reale, non mistificata, l’esperienza di una persona che ha voluto testare un prodotto per migliorare una condizione fisica e per la prima volta mi sento di dire che fare da cavia per questo test è stata una delle cose più positive perché ora so che ho un alleato in borsa, che non è finto, che non promette e poi non mantiene, fa quello che dice di fare, mi aiuta nella digestione di un alimento che mi crea problemi, ovviamente è tutto molto soggettivo, se anche fosse placebo, non lo nego, a me sta bene, non sto male ed è questa la cosa più importante.