Festa della donna, le parole che ci offendono

Ci sono parole che fanno più male di uno schiaffo. In vista della Festa della donna, ecco quelle che non vorremmo più sentire.

Ci sono parole che feriscono più di una spada. Che possono far più male, anche perché spesso non ne conosciamo nemmeno il significato, ma le utilizziamo comunque per discriminare, offendere, perpetrando stereotipi duri a morire. Soprattutto quando si tratta di noi donne. L’8 marzo è la Festa della donna. E se volete farci un regalo, per favore, non usate più queste parole.

parole che offendono le donne

L’8 marzo non è un giorno come gli altri. È il giorno in cui dobbiamo rivendicare i nostri sacrosanti diritti. Ed è anche il giorno in cui dobbiamo chiedere a gran voce la parità di genere, un’utopia ancora lontana da raggiungere.

Babbel, app leader per imparare le lingue online, ha stilato un elenco di termini italiani e stranieri che usiamo tutti quanti e che nascondono un alone di sessismo che dovremmo eliminare per sempre dal mondo.

Isterica

La parola isterica viene usata oggi per insultare le donne che appaiono irascibili senza un motivo apparente. Di solito vengono insultate, prese in giro o derise: l’irascibilità isterica delle donne viene collegata a una scarsa attività sessuale o al ciclo.

Zitella o scapolo

Spesso la vita sessuale delle donne viene giudicata con termini come scapolo e zitella. Nel primo caso si parla di un uomo che è single, un’accezione positiva. Mentre nel secondo è sempre visto come qualcosa di negativo. Una vecchia donna sola che nessuno vuole, che non ha trovato nessuno.

violenza sulle donne

Gars o Garce

È un termine francese che cambia il suo significato a seconda se venga usato al maschile o femminile. Nel primo caso è ragazzo. Nel secondo ragazza facile.

Schlampe e Schlamper

Anche il tedesco ci regala parole che al maschile sono “positive” e al femminile “negative. Il primo termine indica una prostituta, mentre il secondo un ragazzo disordinato e che non sa organizzarsi.

Mulher de malandro

In Portogallo questo è il termine che viene usato per quelle donne vittime di violenza domestica che non lasciano i mariti. La donna è la colpevole, perché non abbandona chi la fa soffrire. Mentre l’uomo che le fa del male è solo un mascalzone!