Bruno Barbieri svela: “con gli altri giudici di Masterchef zero rapporti, tranne con due”

Uno dei cuochi italiani più amati e ora Bruno Barbieri ha deciso di concedersi anche al settimanale Oggi rilasciando una lunga intervista. In occasione del suo sessantesimo compleanno che si terrà il prossimo 12 gennaio, lo chef emiliano ha parlato del programma tanto amato.

Barbieri

Masterchef non è solo un talent show culinario ma è un vero e proprio trampolino di lancio per i giovani chef e per tutti coloro che sognano di lavorare in questo mondo.

Dopo 11 edizioni, Bruno Barbieri è un veterano ma nel corso degli anni ha cambiato molti colleghi e solo ora svela con chi dei giudici è davvero legato.

Io ho sempre pensato che il trio Locatelli-Cannavacciuolo-Barbieri sia quello che ha funzionato di più. È chiaro che Antonino è il giudice con cui ho più feeling. Locatelli poi…c’era bisogno di un paciere e infatti noi lo chiamiamo “l’avvocato”, perché io e Antonino siamo una fiction tutti i giorni. Quello che mi sono sempre domandato è perché noi non abbiamo un ristorante insieme, perché non abbiamo fatto un film insieme, magari un cinepanettone. Ci sentiamo, anche fuori dal set, con gli altri non era così.

Con i giudici della scorsa edizione invece non c’è più molto rapporto. Si tratta di Joe Bastianich e Carlo Cracco, ma nessun litigio:

Non mi sono trovato male con nessun giudice, non lo dico per convenienza. Con gli altri non ci siamo mai telefonati fuori dal programma, non siamo mai andati a mangiare una pizza fuori dal set.

Bruno Barbieri ha raccontato anche com’è nata la sua passione per la cucina, parte tutto da quando era bambino: “Cucinavamo tutto in casa; quando tu cresci in un posto così, in un piccolo paese sulle colline, che cosa ti entra nell’anima? A me è entrata quella cosa lì, l’odore della campagna, l’odore della pioggia..”

Ha poi concluso raccontando le sue esperienze da giovane lavoratore:

Mi è stata data una chiave della cabina e una coperta. Ci stavano anche cinque persone. Una avventura durissima. Tutto era in inglese, sulla nave lavoravano 150 cuochi. Guarda io dopo un mese volevo tornare a casa, scrivevo delle lettere che i miei quando le leggevano avrebbero mandato un aereo a prendermi. Lavoravo 19 ore al giorno, le colazioni del mattino erano alle 5, 800 omelette tutte le mattine, le facevo a occhio, guardavo sei padellini insieme. Preparavo 30 uova per la Bernese a mano, se si fossero smontate ti buttavano in mare.