Gerry Scotti, il racconto in ospedale e i messaggi con Carlo Conti

Finalmente è tornato a casa, ma Gerry Scotti racconta il tremendo periodo in ospedale e i messaggi con Carlo Conti

Il peggio è passato, Gerry Scotti sta bene ed è tornato a casa. Tuttavia, per il conduttore, il ricovero in ospedale è stato davvero difficile e doloroso. Le sue condizioni si erano aggravate tanto da essere ricoverato nell’anticamera della terapia intensiva.

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Gerry Scotti non si è ancora negativizzato, ma i sintomi sono del tutto scomparsi. In una lunga intervista al Corriere della Sera, ha raccontato di cosa ha provato quei giorni.

Gerry Scotti

Seppur anche il suo ufficio stampa ha smentito in ogni modo che non sia stato ricoverato in terapia intensiva, poco ci è mancato. Ma le cose sono andate così:

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Al secondo controllo al Covid Center dell’Humanitas a Rozzano mi è stato consigliato di rimanere da loro perché avevo tutti i parametri sballati: fegato, reni, pancreas. Ero già nell’unità intensiva, perché quando entri nel pronto soccorso del Covid Center non c’è l’area rinfresco, l’area macchinette, l’area vogliamoci bene: si apre una porta e da lì in poi vedi tutto quello che hai visto nei peggiori telegiornali della tua vita. Sono diventato verde, ho sudato freddo.

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Non poteva mancare il ringraziamento e l’attenzione verso il personale medico. Il conduttore di Chi vuol essere milionario?, ha raccontato di come lo hanno accolto:

I medici mi dicevano di non spaventarmi: non la mettiamo in terapia intensiva ma in una stanza a fianco perché abbiamo bisogno di attaccare al suo corpo una serie di strumenti per monitorarla, per sapere se la sua macchina, il suo corpo, ha bisogno di cure particolari. Ero in una stanzina, di là c’era la sliding door della vita di tantissime persone. Con due altri pazienti ci strizzavamo l’occhio, dai che ce la fai.

I sintomi c’erano tutti, la paura anche. L’uomo ha vissuto momenti di panico e la cosa peggiore è forse la solitudine.

Gerry Scotti covid

Ho appurato, stando lì, due notti e un giorno, che quella era l’ultima porta. Se decidevano di aprire quel varco. Io li vedevo tutti, vedevo 24 persone immobili, intubate, come nei film di fantascienza. Pregavo per loro invece che pregare per me. Quando ho raggiunto lo stadio massimo di necessità di assistenza mi hanno fatto indossare il casco salvifico, è l’ultimo step indolore della terapia prima che ti intubino. Per un paio di giorni a orari alterni ho dovuto indossarlo anche io, è stato un toccasana. L’avevo visto in tv, letto suoi giornali, mi sembrava fantascienza. Ricordo lo slogan: il casco ti salva la vita. Adesso ho capito bene di che casco si tratta”.

Gerry Scotti e Carlo Conti: stesso destino

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La stessa sorte è toccata a Carlo Conti. I due sono stati in contatto per tutto il tempo. Gerry ha raccontato:

Mi ha colpito molto anche l’affetto di tutti gli addetti ai lavori. Non voglio fare torto a nessuno, cito solo Carlo Conti, perché abbiamo vissuto un’esperienza in parallelo. Io gli chiedevo: quanti litri di ossigeno? Lui mi rispondeva 4. E io invece stavo ancora a 5. E la pastiglia, te l’hanno data? Abbiamo fatto come Coppi e Bartali.