“Per guarire mi sono dovuto ritirare…” Il cantante racconta il periodo buio causato dalla malattia

Queste sono state le parole del cantante: "Sembravo un pallone, per guarire mi sono dovuto ritirare in Puglia"

Nel corso delle ultime ore il nome di Ermal Meta sta occupando ampio spazio fra le pagine dei principali giornali. Il cantante ha attirato l’attenzione su di sé per via di alcune rivelazioni inedite e personali rilasciate durante un’intervista a ‘La Stampa’. Scopriamo insieme quali sono state le sue parole.

Ermal Meta cantante

Ermal Meta racconta il periodo buio della malattia. Come già anticipato, in questi giorni il cantante ha rilasciato un’intervista al quotidiano ‘La Stampa’ dove non sono passate inosservate alcune rivelazioni riguardo la sua vita privata. Nel dettaglio, il cantante ha svelato di soffrire di una particolare condizione, l’angioedema da stress. Queste sono state le sue parole a riguardo:

È un aumento della permeabilità dei piccoli vasi sanguigni della cute e delle mucose con conseguente fuoriuscita di liquido e rigonfiamenti. Sembravo un pallone. Un’esplosione dettata dallo stress.

E, continuando con il suo discorso, Ermal Meta ha poi aggiunto:

In più ero giù di morale e non ben collegato. I medici mi hanno consigliato di stare fermo per un po’ e anche per questo mi sono trasferito in Puglia, serviva un’altra dimensione.

Meta Ermal

Ermal Meta non solo cantante e musicista: forse non tutti sanno che ha anche scritto un libro

Ermal Meta è senza ombra di dubbio uno degli artisti più amati e apprezzati nella scena della musica italiana. Forse non tutti sanno, però, che Ermal è un artista a 360 gradi, dal momento che non è soltanto un grandissimo cantante e musicista, ma anche uno scrittore.

Nel 2022, infatti, Ermal ha pubblicato un romanzo dal titolo ‘Domani e per sempre’ e ha rivelato che attualmente è impegnato nella stesura di un altro romanzo. Queste sono state le sue parole a riguardo:

Ho scritto per esigenza creativa e l’ho iniziato ad aprile 2020, in piena pandemia. In qualche modo dovevo uscire almeno con la testa perché non potevo continuare ad ascoltare le ambulanze ogni dieci-quindici minuti. Ho reso omaggio alla mia terra, all’Albania. La storia di un popolo tramite le vicende di un uomo che è piaciuta tanto e l’hanno tradotta in parecchi Paesi; ho già iniziato a buttar giù un altro libro, ma prima devo consegnare l’album.