La storia del cane Capone: ora è l’associazione a dire la propria versione dei fatti

Il rifugio si rifiuta di restituire Capone alla sua famiglia: ecco le motivazioni

Pochi giorni fa, vi abbiamo raccontato la storia del cane Capone e della lotta della sua proprietaria Jessica Palacio. Il cucciolo è scomparso dalla sua abitazione ed è stato trovato da un associazione che ora si rifiuta di restituirlo alla famiglia.

La storia del cane Capone

La donna ha raccontato la vicenda sul web, che in pochissimo tempo ha fatto il giro del mondo. Ha spiegato che il cane è molto legato a sua figlia e che questa lontananza sta portando tanta sofferenza alla famiglia.

Ha raccontato di essersi recata al rifugio, pretendendo di riavere Capone. Ma i volontari le avrebbero detto che, viste le sue pessime condizioni, l’unico modo per riaverlo sarebbe stato fare una richiesta di adozione. Richiesta che per diversi motivi, sarebbe stata poi rifiutata.

Jessica, incredula, ha chiamato le forze dell’ordine. Ma gli agenti non hanno potuto fare nulla dinanzi alla situazione. Sarà un giudice a decidere il destino del cane.

Capone e le parole dell’associazione

La storia del cane Capone

Dopo la grande polemica, l’associazione ha deciso di dire la sua versione dei fatti. Una volontaria si è ripresa, in un video, accanto a Capone, mostrando il suo aspetto al mondo del web. E spiegando le motivazioni della scelta del rifugio:

Capone è stato trovato come un randagio e non aveva il microchip. Siamo risaliti alla famiglia grazie ad un mail rimasta nella documentazione dell’adozione. Abbiamo contattato quelle persone, per concedere loro il beneficio del dubbio. Ma si vedeva benissimo che Capone era stato trascurato. Aveva la rogna sulla pelle e non era in buone condizioni igieniche.

La storia del cane Capone

Al telefono ci ha spiegato dei problemi della pelle che cura ogni anno. Così le abbiamo chiesto il numero del veterinario e Jessica si è infuriata. Dopo, abbiamo scoperto che erano 11 mesi che il cane non andava dal veterinario. Inoltre nessuno le aveva mai prescritto farmaci per la pelle di Capone. Quindi ci siamo rifiutati di ridare il cane alla famiglia.

Jessica ha contattato le agenzie di stampa e attirato l’attenzione di tutto il mondo sulla vicenda. Ma ai volontari questo non importa, hanno voluto dire la propria versione dei fatti, per dimostrare che la decisione è soltanto per la tutela di Capone. Sarà ora un giudice a valutare i fatti e a decidere il destino del cane.