Anastasiia Bondarenko, compagno condannato all’ergastolo: la donna è deceduta nell’incendio di casa sua

Per il femmincidio di Anastasiia Bondarenko, il compagno è stato condannato all'ergastolo: la donna ha perso la vita nell'incendio di casa sua. Voleva lasciarlo, non ha fatto in tempo

Per il caso del femminicidio di Anastasiia Bondarenk, il compagno è all’ergastolo. Lei lo stava per lasciare, ma purtroppo non ha fatto in tempo. Ha perso la vita nell’incendio di casa sua nel borgo di Sant’Antonio Abate a Napoli. I giudici hanno ritenuto colpevole Dmytro Trembach per il decesso della ragazza di 23 anni originaria dell’Ucraina.

Anastasiia Bondarenko

Per il decesso della 23enne Anastasiia Bondarenko i giudici della terza sezione della Corte di Assise di Napoli hanno condannato all’ergastolo Dmytro Trembach, il ragazzo di 27 anni, anche lui ucraino, ritenuto colpevole.

Il 27enne, infatti, avrebbe dato volontariamente fuoco alla casa dove la ragazza viveva, nel Borgo di Sant’Antonio Abate, a Napoli. I giudici hanno anche previsto una provvisionale di 100mila euro per la figlia di 5 anni della giovane ragazza, rimasta orfana e viva per miracolo, grazie all’intervento di una coinquilina.

A settembre del 2021 Anastasiia era arrivata in Italia da sola. Tre mesi dopo era tornata in Ucraina perché non aveva trovato lavoro. Poi aveva deciso di tornare a Napoli con la figlia, nello stesso appartamento di prima, per scappare dalla guerra e mettersi in salvo.

Il 10 marzo del 2022 ha perso la vita nel rogo appiccato dal compagno, nel quale ha rischiato di perdere la vita anche la figlia di 5 anni. La ragazza voleva terminare quel rapporto con il connazionale, con cui aveva litigato spesso. Fino al triste epilogo.

dettagli anastasiia bondarenko

Per il femminicidio di Anastasiia Bondarenk, al compagno l’ergastolo

La bimba aveva raccontato di aver chiesto aiuto al compagno della madre, ma lui era rimasto impassibile. Intanto le fiamme avevano già avvolto tutto quanto in casa.

A incastrare l’uomo, anche le dichiarazioni della madre della 23enne. L’11 marzo era andata dai Carabinieri per dire che il giorno precedente lui l’aveva chiamata per dirle che aveva dato fuoco a sua figlia e avrebbe potuto comprarle dei fiori per il suo funerale.