Anna Frank: chi era la bambina martire della Shoah

In molti hanno sentito il nome di Anna Frank, la bambina diventata il simbolo delle vittime innocenti della Shoah; ecco chi era la giovane martire

Il suo nome è molto conosciuto ma non tutti sanno la sua storia: stiamo parlando di Anna Frank, la bambina ebrea diventata un simbolo delle vittime della Shoah. La ragazza ha raccontato tutto quello che ha vissuto nel suo diario pubblicato postumo dal padre, l’unico sopravvissuto di tutta la sua famiglia. Ma chi era Anna Frank? Scopriamolo insieme.

Anna Frank (o Anne Frank), all’anagrafe Annelies Marie Frank, è una bambina ebrea tedesca nata a il 12 giugno del 1929 nella clinica dell’Associazione delle donne patriottiche nel parco Eschenheim, a Francoforte sul Meno.

La famiglia

Il padre di Anna Frank era Otto Heinrich Frank (12 maggio 1889 – 19 agosto 1980) e la madre era Edith Frank, nata Holländer (16 gennaio 1900 – 6 gennaio 1945). Anna Frank era la seconda figlia, la prima si chiamava Margot Betti Frank (16 febbraio 1926 – marzo 1945) ed aveva 3 anni più di lei.

Nel 1933, quando aveva 4 anni, Anna Frank si trasferì ad Amsterdam per colpa delle leggi razziali. Scappare dalla Germania non fu abbastanza: per cercare di sfuggire al pericolo che incombeva sulle loro teste, Anna Frank e la sua famiglia dovettero nascondersi e vivere da clandestini in esilio ad Amsterdam.

Il nascondiglio

foto di Anna Frank

Tutto iniziò nel 1941. Nel paese circolavano voci sempre più insistenti che parlavano di campi di lavoro forzato per gli ebrei e di sterminio nelle camere a gas. Il padre di Anna Frank iniziò a cercare un posto per nascondere la sua famiglia nel 1941. A luglio del 1942, la famiglia ricevette una lettera che convocava la figlia maggiore, Margot Frank, per un lavoro ad “est”.

Il padre capì che c’era ben altro dietro quella convocazione e non perse altro tempo. Il 5 luglio del 1942 la famiglia si trasferì in un appartamento al numero civico 263 di Prinsengracht, sopra gli uffici della ditta in cui lavorava Otto Heinrich Frank. Per raggiungere il loro appartamento, bisognava usare un ingresso nascosto all’interno di uno scaffale girevole. Sugli scalfali erano riposti dei schedari… era un nascondiglio molto buono che avrebbe dovuto garantire loro la sicurezza. Con loro c’erano anche altri rifugiati. Le finestre erano oscurate e si poteva guardare il cielo solo dal lucernaio della soffitta.

Il diario

diario di Anna Frank

Il famoso Diario di Anna Frank fu scritto in quei due anni. Nel 1942 la bambina aveva solo 13 anni e scriveva ogni volta che poteva quello che le accadeva. La paura di essere scoperti, la convivenza con gli altri, le condizioni di vita da reclusi… tutto ciò è stato raccontato da Anna Frank nei minimi dettagli nel suo diario. Due anni di lacrime, malumori, tristezza, terrore ma anche di risate e amore in famiglia. L’ultima pagina del diario è stata scritto il 1 agosto del 1944.

Quel diario fu pubblicato dal padre Otto Heinrich Frank dopo la sua morte. Dopo l’arresto e la deportazione dell’intera famiglia Frank, il quaderno rimase nel nascondiglio segreto in via Prinsengracht 263 di Amsterdam. Qualcuno lo ritrovò alla fine della Seconda guerra mondiale e lo consegnò ad Otto Frank. Fu pubblicato nel 1947 con il titolo di “Het Achterhuis” che, tradotto, significa “Il Retrocasa”. Fino ad oggi il Diario di Anna Frank è stato tradotto in 55 lingue e ha venduto più di 30 milioni di copie.

L’arresto

Anna Frank

La loro fuga finì Venerdì 4 agosto del 1944 quando gli agenti della polizia tedesca fecero irruzione nel loro nascondiglio segreto. Qualcuno li aveva traditi e tutti furono arrestati, La famiglia di Anna Frank fu mandata l’8 agosto del 1944 nel campo di concentramento Westerbork, nella regione della Drente (Olanda) per poi essere deportati, a bordo di un convoglio, ad Auschwitz.

Anna e Margot Frank furono separate dai genitori e mandate nel campo di concentramento di Bergen Belsen il 28 ottobre del 1944. A marzo del 1945 entrambe le sorelle morirono dopo essesi ammalate di tifo a febbraio.

Anna Frank è diventata in seguito il simbolo delle vittime innocenti della Shoah.