Antonio Masia non è morto per un incidente sul lavoro, ma è stato ucciso
Il corpo di Antonio Masia venne trovato nel luglio 2022 e all'inizio si pensò ad un malore o ad un incidente: oggi emerge la verità
Una svolta decisiva è arrivata proprio in questi giorni nelle indagini sulla morte di Antonio Masia. L’operaio venne trovato privo di vita in uno stabilimento di Sassari in cui lavorava e inizialmente il caso era stato etichettato come incidente. Ora nuove prove indirizzano gli inquirenti sulla pista dell’omicidio. Cosa è successo.

I fatti risalgono al 25 luglio dell’anno scorso. La moglie di Antonio, preoccupata dal non vederlo rientrare in serata a casa dopo il lavoro, lanciava l’allarme alle autorità.
Dopo brevi ricerche, il corpo senza vita dell’operaio all’epoca 53enne veniva ritrovato proprio nello stabilimento della Gesam, la ditta di smistamento e trattamento rifiuti di Sassari in cui l’uomo era assunto come responsabile.
Il cadavere era stato rinvenuto sommerso da alcuni sacchi della spazzatura e lo shock per la famiglia era stato devastante.

La Procura di Sassari, che all’epoca dei fatti aveva aperto un fascicolo d’indagine, aveva etichettato la morte di Antonio come casuale, dovuta ad un malore che aveva colpito l’uomo.
Le dovute indagini e i test dei medici legali, dopo pochi giorni, avevano scartato quella ipotesi e ne avevano presa in considerazione un’altra, quella dell’incidente sul posto di lavoro.
Antonio Masia è stato ucciso
Alcune prove venute a galla e le stesse indagini degli inquirenti, oggi, a un anno dalla tragedia, fanno emergere una verità molto più amara e agghiacciante.
A quanto pare nei giorni precedenti alla morte di Masia, lo stesso aveva avuto dei pesanti litigi con un altro operaio. Quest’ultimo pare non accettasse una punizione inflittagli dallo stesso Masia e in diverse occasioni si era sfiorata la lite.

Lite che era arrivata proprio quel 25 luglio e che era sfociata in un’aggressione da parte dell’operaio 48enne, che aveva colpito Antonio provocando il suo decesso.
Un altro fattore che all’epoca non si pensava fosse collegato, ma che oggi assume un aspetto molto più significativo, è che 12 giorni dopo la morte dell’operaio nella ditta era scoppiato un incendio che aveva distrutto gran parte dello stabilimento, compresa l’area interessata dalle indagini per la morte di Masia.
Le accuse per il 48enne, un uomo di origini albanesi ma residente in Sardegna da molti anni, sono quindi di omicidio volontario, occultamento di cadavere e di incendio doloso aggravato e inquinamento ambientale.