“C’è un bambino in coma”, ma è solo uno scherzo di cattivo gusto
Subito un'ambulanza è partita per soccorrere il bambino, che a dire di quella persona era grave. Ma era soltanto uno scherzo poco gradito
“C’è un bambino in coma”, uno scherzo poco gradito dalla Misericordia, che ha voluto lanciare un appello molto importante.
La vicenda è accaduta a Castelnuovo di Val di Cecina, a Pisa. Lo scorso 13 luglio è arrivata una chiamata agli operatori sanitari, un allarme su un bambino in coma. Subito un’ambulanza è tempestivamente partita per raggiungere il luogo indicato e soccorrere il minore, che secondo quella voce era in gravissime condizioni.
La corsa in codice rosso si è fermata in piazza, ma una volta scesi dal mezzo sanitario, gli operatori sanitari si sono resi conto che non c’era alcun bambino che stava male, nessuna situazione di pericolo. E poco dopo hanno realizzato che si trattava soltanto di uno scherzo di cattivo gusto. Uno scherzo che per qualcuno è stato divertente, ma che avrebbe potuto portare a conseguenze più gravi. La Misericordia ha voluto spiegare il perché.
Scherzo telefonico: le parole del governatore della Misericordia
Siamo stati attivati dalla centrale operativa in codice rosso per un bambino in coma nel Piazzone, a seguito di una chiamata effettuata dalla cabina telefonica pubblica 297 di piazza Matteotti. Arrivati sul posto abbiamo constatato, dopo aver controllato in lungo e in largo tutti i giardini, che non c’era nessun bambino che stava male. Come previsto dal protocollo operativo, abbiamo provveduto ad informare la centrale su quanto rilevato sul posto e successivamente siamo rientrati in sede. Già la stessa centrale aveva evidenziato qualche dubbio sulla veridicità del caso dovuta alla strana modalità di chiamata effettuata da una cabina telefonica pubblica. La maggior parte delle persone pensa che tutto sia permesso e che la propria libertà non abbia confini o limiti.
Il problema è chi ha fatto quello scherzo, non ha valutato le possibili conseguenze, ovvero:
Spero che risulti chiaro che l’ambulanza quando viene attivata e parte per un servizio, non è più presente e quindi non più disponibile ad intervenire per ulteriori urgenze che potrebbero davvero compromettere la vita ad altri che hanno bisogno. Segnalare una falsa emergenza vuol dire sottrarre risorse preziose al servizio. Se in quel momento fosse accaduta in contemporanea una reale emergenza nella vasta area che copre la nostra Misericordia, ad esempio a Libbiano, non saremmo potuti intervenire. Sia ben chiaro: gesti del genere, come sbeffeggiare il servizio di emergenza sanitaria, sono perseguibili penalmente per procurato allarme. La nostra associazione si impegna quotidianamente, per 24 ore, a garantire il servizio, ma non vogliamo essere bersaglio di scherzi.
La chiamata è partita da una cabina pubblica e probabilmente non sarà possibile risalire al responsabile. Ma quella bravata avrebbe potuto mettere in pericolo un’altra persona, che in quel momento aveva bisogno dell’ambulanza, invece impegnata in una burla di cattivo gusto.