Condannato il padre del piccolo Marco Scavarelli: 4 mesi di reclusione

Per il Tribunale, è responsabile della morte del minore: il padre del piccolo Marco Scavarelli è stato condannato a 4 mesi di carcere

La vicenda risale al 2016, quando il piccolo Marco Scavarelli ha perso la vita a soli 6 anni, per un incidente in minimoto.

condannato il papà di Marco Scavarelli

Il Tribunale di Mantova ha stabilito che la responsabilità di quanto accaduto al minore è del padre Cristian Scavarelli, condannato a 4 mesi di reclusione per omicidio colposo.

In quel giorno che nessuno dimenticherà mai, il genitore aveva portato il piccolo Marco Scavarelli nel comune di Viadana, in provincia di Mantova, per delle lezioni di motocross, che si tenevano al circuito Racing Park. Lezioni dedicate ai bambini.

Il papà aveva deciso di fargli quel regalo per il suo compleanno e quella era per lui la seconda lezione.

Le lunge indagini condotte dopo il decesso, hanno stabilito che il padre avrebbe tirato la cordicella della monimoto del figlio, provocando così un’improvvisa accelerazione del piccolo mezzo. Il minore non sarebbe, di conseguenza, riuscito a mantenere l’equilibrio, cadendo e battendo la testa su una piantana in ferro del cancello.

condannato il papà di Marco Scavarelli

Immediato il trasporto all’ospedale Papa Giovanni di Bergamo, dove i medici hanno stabilito che aveva riportato un grave trauma cranico. Purtroppo, nonostante il team ospedaliero abbia fatto il possibile per salvargli la vita, il cuoricino di Marco Scavarelli si è fermato per sempre dopo una settimana. La famiglia ha dato il consenso per la donazione degli organi, così che potesse continuare a vivere, salvando altre piccole vite.

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Sono trascorsi quasi 7 anni da quell’indimenticabile giorno e il Tribunale ha emesso la sentenza, condannando il padre a 4 mesi di reclusione. Una decisione presa anche a seguito del racconto dello stesso genitore. Queste le parole di Cristian Scavarelli:

Ho tirato la cordina per riaccendere la moto. Quel giorno faceva un caldo bestiale e volevo evitare di spingerla fino al gazebo, che era a una quarantina di metri. Marco è saltato su e ha iniziato ad accelerare. La moto è partita, lui si è sbilanciato all’indietro, spaventato. E così è andato al massimo. Ha sfiorato un bambino, poi una transenna e poi dritto sulla piantana in ferro del cancello, dove ha battuto la testa.


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