Dopo 2 settimane dall’omicidio della piccola Elena, le condizioni di Martina Patti in carcere non migliorano
Sono ancora preoccupanti le condizioni di Martina Patti da quando è chiusa in carcere per l'omicidio di sua figlia
Non migliorano affatto le condizioni di Martina Patti nel carcere. La 23enne è accusata dell’omicidio premeditato di sua figlia di soli 4 anni e di occultamento di cadavere. Prima di confessare il suo gesto estremo, ha fatto credere a tutti che la piccola era stata rapita.
Sono ancora in corso tutte le indagini del caso, per questa straziante vicenda, che ha ancora dei punti oscuri. Come per esempio l’arma del delitto, che nessuno è ancora riuscito a trovare.
La donna è chiusa nel carcere da ormai 2 lunghe settimane. Tuttavia, nella serata di venerdì 24 giugno nella trasmissione Quarto Grado, uno degli inviati è tornato a parlare delle condizioni della 23enne.
Da ciò che ha raccontato, Martina Patti risulta essere ancora in isolamento, sorvegliata 24 ore su 24. Si teme che possa compiere un gesto estremo o che possa essere aggredita da altre detenute.
Inoltre, sempre secondo le parole del suo legale Gabriele Celesti: “Non è serena!” Ha anche chiesto di poter continuare l’università, visto che a breve si sarebbe dovuta laureare. Prima davanti agli agenti e poi durante l’udienza preliminare, ha voluto confessare tutte le sue azioni.
Il Gip, nella relazione, ha scritto che è apparsa lucida e calcolatrice. Per questo ha disposto la sua custodia cautelare in carcere, poiché potrebbe uccidere ancora, fuggire o anche inquinare le prove.
Martina Patti accusata dell’omicidio della piccola Elena
Elena Del Pozzo avrebbe compiuto 5 anni a luglio ed è morta per mano della donna che l’ha messa al mondo. Martina Patti lo scorso 13 giugno è andata a riprenderla all’asilo proprio come gli altri giorni.
Una volta rientrate a casa, le ha permesso di mangiare un budino. Esattamente 24 minuti dopo sono uscite di nuovo ed è in quest’occasione, che con la scusa di un gioco, l’ha portata in un campo abbandonato vicino l’abitazione.
Una volta qui ha messo fine alla sua vita con 11 coltellate. In un primo momento ha fatto credere ai familiari e anche alle forze dell’ordine che tre uomini armati avevano rapito la piccola, solo il giorno successivo alla denuncia ha deciso di confessare le sue colpe. Ha accompagnato gli agenti nel luogo in cui era sepolta la figlia, chiusa in cinque sacchi neri.