Emanuele Melillo non avrebbe potuto guidare il bus a Capri: tre indagati

Emanuele Melillo era un consumatore di sostanze stupefacenti ed aveva un'invalidità al 50%: fino a pochi giorni prima lavorava in biglietteria

Ci sono tre indagati nel processo riguardante l’incidente avvenuto a Capri nel luglio del 2021, quando un autobus pieno di turisti e guidato da Emanuele Melillo precipitò su uno stabilimento balneare. L’autista fu l’unico a perdere la vita, 23 invece i feriti.

Emanuele Melillo

I fatti risalgono al 22 luglio del 2021. Era una giornata estiva come tante altre a Capri, quando intorno alle 11:00 del mattino è successo l’impensabile.

Un minibus carico di turisti, partito dalla zona del porto di Marina Grande e diretto verso il centro della città, è improvvisamente uscito fuori strada dopo aver urtato un marciapiede.

Lo stesso mezzo ha sfondato un parapetto ed è poi precipitato in una scarpata alta circa 15 metri, terminando la sua corsa su uno stabilimento balneare.

Il bilancio, sebbene sarebbe potuto essere molto più catastrofico, è stato comunque drammatico. L’autista del minibus, il 38enne Emanuele Melillo, è stato l’unico a perdere la vita. 23 invece i feriti, tra passeggeri e bagnanti che erano nel lido.

Emanuele Melillo non poteva guidare quell’autobus

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La Procura, dopo l’evento, aprì ovviamente le indagini per chiarire cause e dinamica del sinistro. Indagini che portarono alla luce elementi abbastanza sconvolgenti.

Lo stesso Emanuele Melillo è risultato essere un consumatore di sostanze stupefacenti. Consumo che c’era stato anche poche ore prima dell’incidente. Inoltre, risultava invalido al 50%.

Fino a poche settimane prima dell’incidente Emanuele era un semplice addetto della biglietteria, poi era diventato conducente, ma senza effettuare le dovute visite mediche necessarie per l’idoneità. Se queste ultime fossero state effettuate come da prassi, l’idoneità non ci sarebbe stata per i motivi sopra citati.

La Procura di Napoli, dunque, tenendo conto di questi fatti ha chiesto che tre persone venissero rimandate a giudizio.

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Si tratta del legale rappresentante della ditta di trasporti, del medico della stessa e dell’assessore all’urbanistica della città metropolitana di Napoli.

Il primo avrebbe, secondo gli inquirenti, mutato le mansioni di Melillo senza sottoporlo a specifiche visite, che avrebbero potuto invece evidenziare la sua non inidoneità.

Il medico, invece, non avrebbe richiesto al datore di lavoro di Melillo gli elenchi dei lavoratori e delle relative mansioni per sottoporli alla obbligatoria sorveglianza sanitaria. Inoltre, non avrebbe nemmeno verificato se il 38enne fosse stato precedentemente visitato.

L’assessore dell’urbanistica, in fine, sarebbe accusato di non essersi attivato, malgrado puntuali segnalazioni, per posizionare una idonea barriera nel cavalcavia in cui è capitato il dramma.