Emma Marrazzo, mamma di Luana D’Orazio, spiega come mai ha rifiutato il risarcimento da 1,2 milioni
Emma Marrazzo, madre di Luana D'Orazio, spiega come mai ha rifiutato il risarcimento riconosciuto dalla compagnia assicurativa
Il prossimo 3 maggio sarà trascorso un anno esatto dalla tragica morte di Luana D’Orazio, la giovane mamma e operaia deceduta dopo essere stata risucchiata da un orditoio nella ditta tessile di Montemurlo in cui lavorava. La compagnia assicurativa dell’azienda ha riconosciuto un indennizzo di 1,2 milioni di euro, ma la sua famiglia lo ha rifiutato. Emma Marrazzo, mamma di Luana, ha spiegato il perché.
Il prossimo 7 aprile si aprirà il processo ai tre che sono accusati di essere i responsabili della morte di Luana D’Orazio.
La vicenda della 22enne ha creato e sta creando tanto scalpore mediatico, soprattutto per le modalità in cui è avvenuto l’incidente che le ha spezzato la vita.
Luana Coppini, titolare dell’azienda, suo marito Daniele Faggi, considerato “titolare di fatto” e il capo tecnico manutentore Mario Cusimano, saranno processati.
Ciò su cui non c’è bisogno di fare chiarezza, è senza dubbio il dolore che la famiglia di Luana prova da circa un anno. Un dolore che anzi aumenta con l’andare avanti del tempo e delle circostanze che si stanno verificando.
A gennaio scorso, l’Inail ha riconosciuto un risarcimento di 166mila euro alla famiglia della giovane operaia. Mentre ora, a rendere nota la cifra riconosciuta come indennizzo, è stata la Unipol, la compagnia assicurativa della ditta.
La compagnia, dopo aver svolto i calcoli, ha riconosciuto un risarcimento di 1,2 milioni di euro. Una cifra che però è stata rifiutata dalla famiglia.
Le parole di Emma Marrazzo
Emma Marrazzo, mamma di Luana, in un’intervista a Il Corriere della Sera ha spiegato i motivi per i quali la sua famiglia ha rifiutato l’indennizzo. Ecco le sue parole:
Questa storia di denaro sbandierato ai quattro venti come se la morte di mia figlia avesse un prezzo mi fa stare male. Il dolore non si quantifica e non si mercifica. In ogni caso questa cose vanno fatte in sedi e modalità opportune. Perché per me, gettarmele addosso così, sono come pugnalate al cuore.
Poi la donna, ancora scossa per quanto accaduto, ha ricordato che il prossimo 7 aprile si aprirà il processo ed ha invitato le persone coinvolte a preparare le proprie strategie di difesa in silenzio, senza tormentare la sua vita e quella della sua famiglia.
Io sto vivendo un calvario infinito e il mio dolore non viene rispettato.