“Era in braccio a me, lei ora è morta. Lei ora è il mio angelo. I medici mi hanno detto che…”, lo straziante racconto della mamma sopravvissuta
Sono due delle persone sopravvissute, nella strage hanno perso la loro bambina di un anno e mezzo
L’intervista rilasciata dalla coppia sopravvissuta alla strage di Mestre ha toccato il cuore di tutti. Il 3 ottobre del 2023, un autobus con a bordo decide di turisti è precipitato da un cavalcavia, dopo aver sfondato il guardrail. Ventuno persone, purtroppo, hanno perso la vita. Altre quindici sono rimaste ferite.
Maike Annabel Frommherz e il marito Nico Volkmann sono due tra le persone che ce l’hanno fatta dopo la strage di Mestre. Hanno raccontato quei drammatici istanti, ancora impressi nelle loro menti, in una toccante intervista con il Corriere della Sera. Nella strage hanno perso la loro bambina di un anno e mezzo. Si chiamava Charlotte.
L’uomo si era lasciato andare ad un lungo sfogo pochi giorni dopo il drammatico incidente, raccontando gli ultimi istanti in cui aveva stretto tra le braccia il corpicino senza vita della sua piccola Charlotte. Oggi, a distanza di mesi, anche la donna è riuscita ad aprirsi. Maike Annabel si sta riprendendo, non è facile ma ce la sta mettendo tutta. Si trova su una sedia a rotelle.
Il ‘risveglio’ è iniziato a fine ottobre, dopo che l’elicottero mi ha portata in un ospedale in Germania. All’inizio non ricordavo nulla. Dopo un altro trasferimento in una seconda clinica, Nico ha iniziato a spiegarmi tutto.
Maike è una fotografa di 27 anni, che ha perso la sua bambina di un anno e mezzo. I medici le hanno detto che quasi sicuramente non potrà più tornare a camminare. Ha deciso di raccontare il suo dramma a cuore aperto, perché spera che non si verifichi mai più una cosa del genere. Quando si guarda allo specchio, non riesce ad immaginarsi per tutta la vita su quella sedia a rotelle, così come non riesce a vedersi senza la sua piccola Charlotte in braccio.
Nico è convinto di essere stato salvato da un angelo. Io quel giorno ero morta e mi hanno rianimata e francamente non so ancora dire se sarebbe stato meglio andarmene con la mia bambina. Forse però è stata proprio lei, in quei pochi minuti, a decidere che la mamma doveva restare accanto al papà. E allora, se Charlotte è il nostro angelo, io non posso far altro che trovare la forza di andare avanti e combattere.
La donna ha poi confessato del suo desiderio di tornare a Venezia, sul luogo dell’incidente. Vuole farlo non appena starà meglio, perché ha bisogno di vedere con i suoi occhi. Vorrebbe anche parlare con il Sindaco e con le autorità, per chiedere loro di garantire più sicurezza delle strade e dei luoghi pubblichi affinché non accada mai più. Affinché nessun’altra famiglia debba affrontare un dolore grande come il loro.
Lo devo a Charlotte, ma anche a tutte le mamme e le vittime della strage di Mestre.
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