Fabio Palotti morto schiacciato dall’ascensore al lavoro: non era formato per fare manutenzione

Non era abilitato alla manutenzione dell'ascensore

Emergono nuovi indizi sul caso della tragica morte del 39enne Fabio Palotti, morto schiacciato dall’ascensore al lavoro alla Farnesina. Secondo quanto scoperto dagli inquirenti che indagano sull’ennesima morte sul lavoro, l’addetto non era formato per fare manutenzione all’ascensore, quindi non era abilitato e non doveva essere lì.

Fabio Palotti

Non poteva fare manutenzione all’ascensore perché non era abilitato a quel ruolo. Fabio Palotti è morto il 28 aprile scorso schiacciato in un ascensore della Farnesina ma non doveva essere lì a fare quel lavoro, come emerso dalle indagini dei Carabinieri della Stazione Roma Ponte Milvio e dal personale della Sezione di polizia giudiziaria – Ispettorato Igiene e Lavoro della Procura della Repubblica di Roma.

Il dipendente di 39 anni si occupava spesso della manutenzione di ascensori e montacarichi, ma non aveva l’abilitazione, essendo solo specializzato per il servizio di presidio tecnologico.

Secondo quanto emerso dalle indagini, Fabio Palotti non era stato formato. E non conosceva i rischi per la sicurezza e la salute durante il suo lavoro. Gli inquirenti hanno infatti scoperto che mancava un piano operativo di sicurezza nel cantiere tale da informare i dipendenti sui rischi.

Dalle indagini, poi, gli agenti hanno scoperto che la ditta non aveva provveduto a svolgere la visita sanitaria sul lavoro obbligatoria per legge. Il suo certificato di idoneità per svolgere le funzioni per cui era formato, infatti, portava la data di scadenza del febbraio del 2020.

Fabio Palotti morto schiacciato dall’ascensore: datore indagato per omicidio colposo

Il titolare della ditta dove era assunto Fabio Palotti è ora indagato per omicidio colposo per condotte di negligenza, imperizia e impudenza. In più c’è anche l’aggravante di violazione delle norme di prevenzione degli infortuni sul lavoro.

Fabio Palotti morto schiacciato dall'ascensore

Dalle indagini hanno scoperto che aveva presentato un certificazione di abilitazione per l’operaio falso. Senza dimenticare che la Procura ha sottolineato il rischio di inquinamento delle prove.