Francesco Assunto, il barista che uccise il cliente a Bitritto, condannato ai domiciliari dal Riesame
Secondo il Riesame, Francesco Assunto non avrebbe mostrato pietà neppure quando il giovane era in fin di vita: l'ordinanza contro il barista
Disposti gli arresti domiciliari per Francesco Assunto, il barista 32enne di Bitritto, in provincia di Bari, che lo scorso 20 novembre aveva causato il decesso di Giovanni Palazzotto. Il Tribunale del Riesame pensa che l’imputato abbia agito volontariamente e senza remore, restando indifferente anche nel momento in cui il 27enne era in fin di vita.
I fatti risalgono allo scorso 20 novembre e sono avvenuti a Bitritto, piccolo comune della provincia di Bari. Grazie alle testimonianze e alle telecamere di video sorveglianza della zona si riuscì a ricostruire praticamente del tutto la dinamica di quanto accaduto.
Palazzotto, 27enne pregiudicato della zona, dopo aver provocato caos in un locale vicino, si era diretto in evidente stato di alterazione psico fisica al bar di Assunto.
Alle richieste violente di entrare nel bar, il barista 32enne si era prima rifiutato, per poi uscire dal locale e aggredire Palazzotto, colpendolo con pugni e immobilizzandolo a terra, con un ginocchio sul torace per oltre 16 minuti.
16 interminabili minuti, che hanno fatto si che il 27enne perdesse la vita per soffocamento.
Subito Assunto era stato arrestato, ma poco dopo era stato scarcerato dal gip, il quale non aveva convalidato il fermo poiché convinto che l’imputato avesse agito per legittima difesa o per un eccesso colposo della stessa.
Francesco Assunto ai domiciliari: la decisione del Riesame
Nelle ultime ore, le carte in tavola del processo per Francesco Assunto sono cambiate ancora. Il Tribunale del Riesame, infatti, ha disposto gli arresti domiciliari per il barista 32enne.
L’ordinanza non avrà valore fino ad una pronunciazione della Cassazione, alla quale le parti potranno rivolgersi d’ora in avanti, ma le motivazioni della stessa peggiorano e non di poco la posizione di Assunto.
Il Riesame, infatti, reputa l’imputato colpevole di omicidio volontario e sottolinea il rischio che, data la pericolosità e la modalità in cui lo stesso reato è stato commesso, gesta simili possano ripetersi in futuro.
La violenza e l’assenza di remore morali, la spietata freddezza e l’accanimento mostrati da Assunto non possono dirsi sopiti. Esiste quindi il pericolo che l’indagato commetta altri delitti dello stesso tipo.
Il soggetto, prosegue l’ordinanza, avrebbe infierito in maniera continuativa con la forza fisica e con continui insulti sulla sua vittima, non mostrando pietà neppure quando il giovane era in fin di vita.