Fratelli Bianchi: perché il tribunale li ha condannati all’ergastolo

La Corte di Assise di Frosinone ha reso note le motivazioni delle condanne nei confronti dei fratelli Bianchi, Bellegia e Pincarelli

A circa tre mesi dalla sentenza che ha visto condannati i fratelli Bianchi, Francesco Bellegia e Mario Pincarelli rispettivamente alle pene di ergastolo, 23 e 21 anni di reclusione, la Corte di Assise del Tribunale di Frosinone ha reso note le motivazioni che hanno spinto i giudici ad arrivare ad una tale decisione detentiva.

Intercettazione amici dei fratelli Bianchi

Un fatto di cronaca che dal settembre del 2020 fa parlare di sé e che tutt’ora tiene banco nella cronaca nera italiana.

A luglio scorso, il Tribunale di Frosinone ha emesso la sentenza di primo grado nel caso legato al delitto di Willy Monteiro Duarte, l’aiuto cuoco 21enne di Paliano ucciso a calci e pugni a Colleferro la sera tra il 5 e il 6 settembre 2020.

Dopo indagini, perizie, interrogatori, testimonianze, il Tribunale di Frosinone, lo scorso luglio ha emesso la sentenza di primo grado. I condannati per il reato sono 4: Marco e Gabriele Bianchi, Francesco Bellegia e Mario Pincarelli.

Le motivazioni sulla sentenza dei fratelli Bianchi

Intercettazione amici dei fratelli Bianchi

A circa tre mesi da quella sentenza, i giudici hanno reso note le motivazioni che li hanno spinti a condannare i fratelli Bianchi all’ergastolo, Francesco Bellegia a 23 anni di reclusione e Mario Pincarelli a 21.

Avevano la percezione del concreto rischio che attraverso la loro azione Willy potesse perdere la vita, e nondimeno hanno continuato a picchiarlo.

Intercettazione amici dei fratelli Bianchi

Nonostante, spiegano i giudici, sia stato Gabriele Bianchi a colpire Willy per primo, con l’ormai tristemente noto calcio violentissimo al petto, anche gli altri tre hanno avuto un ruolo chiave nell’omicidio.

L’irruzione dei fratelli Bianchi sulla scena di una disputa sino ad allora solo verbale, e comunque in fase di spontanea risoluzione, fungeva da detonatore di una cieca furia. Se è corretto affermare che la discussione verbale in atto degenerava, improvvisamente, in una azione violentissima per volontà di Gabriele Bianchi, che per primo sferrava il violentissimo calcio al petto di Willy, è però altresì corretto affermare che a tale volontà accedevano anche gli altri imputati, che come si è visto non solo si compattavano ma tenevano il livello della violenza sulla persona del povero Willy sul medesimo, crudele, livello impressogli dal Bianchi Gabriele, visto che lo colpivano con violentissimi calci al capo ed al corpo fino a provocargli il complesso lesivo gravissimo.