Fratelli Bianchi separati: non saranno più nello stesso carcere
Condannati in primo grado all'ergastolo per l'omicidio di Willy, i fratelli Bianchi ora saranno anche separati
Dal settembre del 2020, fin da quando sono arrestati per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte, i fratelli Bianchi, Gabriele e Marco, sono restati insieme in una delle celle del carcere di Rebibbia, a Roma. Oggi, dopo la sentenza di primo grado che li ha condannati all’ergastolo, è arrivata la decisione del giudice di separarli. Gabriele resterà nello stesso istituto penitenziario, mentre Marco sarà trasferito altrove.
Lo scorso 4 luglio, in una delle aule del Tribunale di Frosinone, si è tenuto il processo di primo grado riguardante l’omicidio di Willy Monteiro Duarte.
L’aiuto cuoco capoverdiano di 21 anni, la notte tra il 5 e il 6 settembre del 2020 era intervenuto per sedare una rissa e difendere un suo amico, quando è stato travolto dall’ira incontrollabile di 4 persone che, in meno di un minuto, lo hanno letteralmente ucciso a calci e pugni.
I 4 imputati, già arrestati nei giorni successivi all’omicidio, sono Marco e Gabriele Bianchi, Francesco Bellegia e Mario Pincarelli.
Tutti si sono sempre dichiarati innocenti, ma diversi testimoni hanno più volte affermato, anche in sede ufficiali, che tutti insieme avevano aggredito e ucciso Willy.
La Corte di Assise di Frosinone, in primo grado, ha emesso la sentenza e condannato i Fratelli Bianchi a scontare la pena dell’ergastolo, Bellegia a 23 anni di carcere e Pincarelli a 21.
I fratelli di Artena, che fino ad oggi hanno condiviso una delle celle del super carcere di Rebibbia a Roma, saranno invece separati a tempo indeterminato.
Gabriele, che a Rebibbia svolge il volontariato, resterà nello stesso istituto penitenziario, mentre Marco sarà trasferito in un altro carcere.
La delusione della famiglia dei Fratelli Bianchi
Alla lettura della sentenza, in aula si sono sollevati applausi da parte delle persone vicine a Willy, ma anche urla. Urla provenienti dal gabbiotto da cui hanno assistito Marco e Gabriele.
Successivamente al processo, Massimiliano Pica, legale dei fratelli di Artena, ha annunciato che verrà presentato un ricorso in appello, poiché secondo lui e i suoi assistiti si è trattato solo di un “processo mediatico” e di un “aborto giuridico“.
Tanta delusione e incredulità anche da parte di Simonetta Di Tullio, mamma dei fratelli condannati, che ha dichiarato a Il Corriere della Sera che la sentenza arrivata era totalmente inaspettata ed è ingiusta.