Gelo in aula durante il processo di Alessia Pifferi: parla lo psichiatra

Gelo tra la difesa di Alessia Pifferi e il pm De Tommasi: cosa è successo in aula

È stato ascoltato in aula, durante il processo di Alessia Pifferi, lo psichiatra forense Elvezio Pirfo nominato dalla Corte D’Assise di Milano, che ha stabilito che l’imputata è in grado di intendere e di volere. Davanti ai giudici ha presentato il lavoro che lo ha portato alla perizia conclusiva, ben diversa da quanto la difesa ha sempre sostenuto.

Alessia Pifferi in aula

Alessia Pifferi era presente insieme al suo avvocato Alessia Pontenati. Gelo in aula tra la legale e il pm Francesco De Tommasi, che ha aperto contro la donna e le due psicologhe del San Vittore un fascicolo bis, con l’accusa di aver manipolato l’accusata per farle ottenere una perizia psichiatrica. La difesa della Pifferi ha richiesto un rinvio, dichiarando di aver ricevuto tutta la documentazione solo lo scorso venerdì, ma il presidente della Corte ha deciso di procedere.

Lo psichiatra forense ha stabilito che non vi è alcun pericolo di un gesto estremo da parte di Alessia Pifferi, così come non vi sono segnalazioni di scompensi psicotici.

Dal diario clinico si rileva la situazione di una detenuta alla sua prima detenzione, con un’accusa drammatica. C’è una situazione di natura depressiva reattiva, tristezza e cattivo umore, ma non una situazione acuta. Questo tipo di situazione non poteva giustificare un intervento così intensivo come quello delle psicologhe del carcere. Il loro intervento con elevata frequenza non era appropriato. Il test di Wais non deve essere usato se non vi sono elementi di acuzie tali da far ipotizzare interventi intensivi. Non abbiamo potuto comprendere se a delle domande non c’erano state riposte. Dal mio punto di vista è inappropriato, non attendibile né utilizzabile.
Alessia Pifferi in aula

Alessia Pifferi avrebbe vissuto la maternità come un obbligo

Lo psichiatra ha poi chiarito che con le sue parole non conferma che Alessia Pifferi sia stata manipolata, poiché non ha videoregistrazioni che lo provino. Ma una cosa l’ha voluta sottolineare… durante i colloqui con Alessia Pifferi, lei ha usato spesso espressioni tipicamente psicologiche. Ciò vuol dire, secondo l’esperto, che la donna sarebbe capace di apprendere e ripetere.

La maternità vissuta come un obbligo e non come qualcosa che gratifica e rende compiuto l’essere. Eloquio sempre fluido, nessun deficit della memoria. Mai un deragliamento emotivo. Apatica, una maschera emotiva.

La conclusione della perizia è che Alessia Pifferi presenta, secondo il perito nominato dalla Corte D’Assise di Milano, dei deficit di natura neuropsicologica, ma allo stesso tempo ne amplifica l’esistenza.

Non bisogna confondere il quoziente intellettivo con la disabilità intellettiva.

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