Gianluca Vialli e l’ultima visita dell’amico Roberto Mancini

Il CT della nazionale ha incontrato e abbracciato per l'ultima volta Gianluca Vialli lo scorso 29 dicembre: il racconto doloroso

Da quando ieri si è diffusa la notizia della scomparsa di Gianluca Vialli, in molti hanno pensato a come l’abbia presa Roberto Mancini. I due hanno condiviso una vita intera, sportiva e non. Emozioni uniche vissute insieme che li ha resi praticamente fratelli. Nell’edizione di oggi de La Gazzetta dello Sport, c’è un’intervista al CT della nazionale, nella quale racconta l’ultimo incontro con il suo amico, avvenuto a Londra lo scorso 29 dicembre.

Gianluca Vialli e Mancini

Era il 2017 quando Gianluca Vialli scopriva di avere un tumore al pancreas. Da allora ha iniziato una durissima lotta, fatta di cure dolorose e debilitanti.

Nel 2020 l’ex attaccante ha avuto una tregua. La malattia pareva essere svanita nel nulla e lui non ci aveva pensato un attimo a tornare in campo. E lo ha fatto insieme al suo “gemello”, Roberto Mancini, nella spedizione del campionato europeo vinto da loro e dalla Nazionale italiana.

L’abbraccio tra Gianluca e Roberto dopo la vittoria della coppa, con entrambi in lacrime, resterà per sempre una delle immagini più forti dello sport italiano.

Di abbraccio in realtà poi ce n’è stato un altro, lo scorso 29 dicembre, quando Mancini ha raggiunto il suo amico fraterno nella clinica di Londra dove era ricoverato e dove ieri ha esalato i suoi ultimi respiri. Un abbraccio che entrambi sapevano che sarebbe stato l’ultimo.

Il dolore di Mancini per la morte di Gianluca Vialli

Gianluca Vialli e Mancini

L’allenatore della nazionale italiana ha raccontato ad Andrea Elefante de La Gazzetta dello Sport di quel loro ultimo incontro, avvenuto come detto lo scorso 29 dicembre.

Il CT, in realtà, voleva andare a Londra una settimana prima, prima di Natale, ma Vialli gli aveva detto di aspettare perché voleva concentrare tutte le sue forze nell’ultima fase della lotta. Dell’ultimo incontro poi ha detto:

Gianluca Vialli e Mancini

Era privo di forze, con poca voce, ma lucidissimo. Un leone fino all’ultimo. Abbiamo parlato un po’ di tutto, mi ha chiesto perfino com’era andato lo stage di dicembre con i giovani. Anzi, mi ha riempito di domande. Voleva sapere tutto, ci teneva a conoscere i progressi del nostro progetto.

A poche settimane dalla scomparsa di Mihajlovic, Mancini ha dovuto fare i conti con un’altra dolorosissima perdita.