Gino Cecchettin, il gesto a cinque mesi dalla scomparsa di Giulia commuove

Dopo 5 mesi dalla morte della figlia, il padre di Giulia Cecchettin pensa ai genitori di chi l'ha uccisa

La perdita di un figlio è un lutto insuperabile. Un vuoto che non si colmerà mai, nonostante la vita ti abbia regalato altri figli cui devi dedicare la tua attenzione e le tue energie. Il padre di Giulia Cecchetin, a distanza di 5 mesi, mantiene vivo il ricordo della figlia con un intenso racconto-lettera in cui confessa tutto il suo straziante dolore.

Dai quaderni lasciati bianche, ai disegni incompiuti, agli oggetti nella camera che parlano di lei come se ancora fosse lì. Ma non c’è più e il senso di impotenza è logorante giorno dopo giorno.

Gino ha deciso di raccontare le sue emozioni perché crede sia necessario mantenere vivo il ricordo di Giulia affinché episodi del genere non capitino ad altre giovani donne. Vuole trovare un senso in questa storia, anche di sensato non c’è niente.

Ho scritto questo libro perché lo dovevo a Giulia, se sono qui è proprio perché sento di dover contribuire a un cambiamento.

Tutto quello che resta ad un padre quando perde una figlia è cercarla nelle piccole cose, nei dettagli che fanno la differenza. Con grande compassione e umanità rivolge il suo pensiero anche ai genitori di Filippo Turetta che oltre all’angoscia della situazione non hanno neanche la solidarietà dell’opinione pubblica perché saranno sempre bollati come i genitori dell’assassino. Quelli che gli vivevano accanto e non si sono accorti di niente, non hanno saputo leggere i segnali. La realtà è però che la verità è spesso nascosta tra le righe ed enormità come queste si nutrono di silenzi e di oscurità.

L’opinione pubblica è stata molto scossa dalla vicenda di Giulia e anche dalle reazioni dei familiari che sin dai primi momenti hanno deciso di non chiudersi nel loro dolore, ma di parlare di Giulia, ricordarla e spronare le giovani donne come lei a farsi avanti, a non subire. L’amore è rispetto e non fa male, né fisicamente ne psicologicamente. Un amore che vuole possedere invece di donare libertà è una limitazione non uno strumento di crescita, come dovrebbe essere.

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