Giovanni Padovani aveva nascosto il martello dietro un albero

Omicidio Alessandra Matteuzzi, Giovanni Padovani aveva nascosto il martello. Ha picchiato la sua ex anche con una panca di ferro battuto

Emersi nuovi dettagli sulla provenienza del martello usato da Giovanni Padovani per uccidere l’ex compagna Alessandra Matteuzzi. Il Gip, che ha convalidato l’arresto, ha scritto sull’ordinanza:

Giovanni Padovani gip

Aveva preparato uno zainetto all’interno del quale metteva un martello, trovato sulle scale di casa, giustificando tale condotta con una presunta eventuale necessità di difesa. Entrato nel giardino condominiale toglieva il martello dallo zaino e lo appoggiava ad un albero.

Secondo l’autorità giudiziaria, l’assassino aveva premeditato l’omicidio. Prima di partire da Senigallia e arrivare a Bologna, sotto casa della sua vittima, aveva preparato uno zaino. Aveva ben pensato di portare con se un martello, consapevole che lo avrebbe usato sulla donna 56enne.

La personalità dell’indagato animato da un irrefrenabile delirio di gelosia e incapace di accettare con serenità il verificarsi di eventi avversi, come la cessazione di un un rapporto per di più caratterizzato da incontri sporadici. Manifestazione di eccezionale pericolosità e assoluta incontrollabilità.

Giovanni Padovani gip

Ma il martello non è stata l’unica arma che ha utilizzato per uccidere brutalmente Alessandra Matteuzzi. I testimoni hanno raccontato alle autorità che Giovanni Padovani si è accanito sulla sua vittima anche con una panca di ferro battuto presente nell’atrio del palazzo. Ha preso il martello, che aveva accuratamente nascosto dietro un albero e l’ha ridotta in fin di vita.

Giovanni Padovani si è avvalso della facoltà di non rispondere

Davanti al Gip, si è avvalso della facoltà di non rispondere e si è presentato in tenuta sportiva, t-shirt e pantaloncini corti. Il legale non ha voluto lasciare dichiarazioni, ha affermato che il suo assistito è “Molto provato”.

Giovanni Padovani gip

Alessandra lo aveva denunciato per stalking e dopo le accuse e il clamore mediatico, il procuratore di Bologna ha spiegato che le indagini stavano proseguendo lentamente, perché i testimoni da ascoltare erano in ferie e che non potevano concludersi in meno di un mese. La donna aveva sporto denuncia a fine luglio.