Hibuki, il cane di peluche che aiuta i bimbi ucraini a superare i traumi della guerra
Ecco come è nata questa idea
Si chiama Hibuki ed è un cane di peluche che aiuta i bimbi ucraini a superare i terribili traumi che la guerra ha impresso nei loro cuori e nelle loro anime. Il progetto è nato per poter dare una mano alle piccole vittime del conflitto che da fine febbraio sta mettendo a ferro e fuoco la terra al confine con la Russia, per opera dell’esercito di Mosca.
Il cane di peluche fa parte di un programma di pet therapy. Il dolce cucciolotto con orecchie lunghe, occhi languidi, zampe sottili, aria triste e muso lungo, si può mettere intorno al collo dei bambini per poterli abbracciare. E permettere loro di dimenticare la guerra.
Il caldo abbraccio di Hibuki funziona come transfer psicologico per aiutare il percorso di recupero dei bambini ucraini che vivono la guerra sulla loro pelle. Cina e Israele ne hanno già inviati 5mila esemplari nelle 12 città dell’Ucraina ancora assediate dalle bombe dei russi.
La terapia inventata in Israele crea un legame profondo tra bambino e cane di peluche. Hibuki in ebraico significa proprio abbraccio, un abbraccio che andrà a curare i piccoli che soffrono che trasferiscono su quell’oggetto le loro emozioni negative liberandosi dal tormento.
Da molti anni questa terapia dà risultati davvero interessanti. Per la prima volta è stata sperimentata sui bambini che hanno vissuto la seconda guerra in Libano, nel 2006. E poi nei bambini giapponesi sopravvissuti allo tsunami del 2011. Ora lo proveranno anche i bambini ucraini.
Hibuki il cane di peluche che aiuta i bimbi ucraini: il progetto israeliano
Il cane Hibuki diventa un angelo custode, uno schermo protettivo che aiuta le piccole vittime ad aprirsi, a raccontare cosa provano, a iniziare un percorso di guarigione che permetterà loro di liberarsi dalle emozioni negative, abbracciando solo quelle positive.
I bambini possono creare subito un legame stretto con Hibuki, triste perché non ha più una casa o la sua famiglia è morta sotto le bombe. Storie drammatiche come quelle vissute dagli stessi piccoli pazienti del progetto.