Il caso di via Poma si riapre dopo 32 anni: c’è un nuovo sospettato dell’omicidio di Simonetta Cesaroni

Nel caso dell'omicidio di Simonetta Cesaroni c'è un nuovo sospettato, alla luce di questo il caso di via Poma è riaperto

Sono passati ormai 32 anni da quando Simonetta Cesaroni era stata uccisa nel palazzo in cui lavorava. Eppure, dopo tutto questo tempo l’assassino non è mai stato trovato. Il caso di via Poma si riapre in quanto c’è un nuovo sospettato dell’omicidio. Sarà la svolta definitiva?

Dopo ben 32 anni, la Procura di Roma ha deciso di riaprire il caso di via Poma relativo all’omicidio di Simonetta Cesaroni. Gli inquirenti hanno aperto un nuovo fascicolo e hanno ascoltato nuovi testimoni con la speranza di fare giustizia per la famiglia della vittima.

Nel mirino delle indagini c’è un nuovo sospettato. Si tratta di una persona che, quando fu interrogata nell’anno 1990, dichiarò agli investigatori un falso alibi.

A seguito di una segnalazione, la procuratrice aggiunta Ilaria Calò ha ascoltato Antonio Del Greco il quale era dirigente della Squadra Mobile della Polizia di Stato quando la vittima è stata uccisa. Tuttavia, lui stesso si era occupato delle indagini insieme al magistrato.

Tra i sospettati c’era l’ex fidanzato della vittima

Ai tempi delle prime indagini sull’omicidio di Simonetta Cesaroni, tra i sospettati c’era anche Raniero Brusco, ex fidanzato della vittima. Quest’ultimo aveva ricevuto una condanna a 24 anni di reclusione. Successivamente, nel 2014 l’imputato era stato assolto poiché gli elementi che lo avevano condotto alla condanna erano “congetture” per i giudici della Suprema Corte.

L’omicidio di Simonetta Cesarobi risale al 7 agosto del 1990. Quando è morta, la vittima aveva solo 20 anni. Il giorno del delitto, la ragazza si era recata presso il palazzo in cui lavorava in via Poma al numero civico 2.

A dare il primo allarme sono stati il suo capo Salvatore Volponi e e sua sorella i quali si erano preoccupati poiché Simonetta non rispondeva al telefono. Sono stati proprio loro a ritrovare il corpo senza vita della vittima chiuso a chiave in una stanza. L’arma del delitto non è mai stata ritrovata e si ipotizza che quest’ultima fosse un tagliacarte.