Il killer di Cristina Peroni dal carcere: “Voglio vedere mio figlio”
Simone Vultaggio, l'uomo che ha ucciso Cristina Peroni con 33 coltellate, si trova in carcere e chiede del loro bambino
Cristina Peroni è morta a Rimini, uccisa con 33 coltellate dal compagno e padre di suo figlio di pochi mesi. Simone Benedetto Vultaggio, 47 anni, è stato arrestato per omicidio e attualmente di trova nel carcere Casetti.
Secondo le prime notizie diffuse, sembrerebbe che l’omicida sia apparso confuso e disorientato e che dal carcere continui a chiedere di suo figlio.
Come sta? Dove si trova in questo momento? Vorrei vederlo.
Vultaggio si è avvalso della facoltà di non rispondere e nelle prossime ore lo attende l’interrogatorio di garanzia. Il sostituto procuratore Luca Bertuzzi ha richiesto anche l’autopsia sul corpo senza vita di Cristina Peroni. Dai primi risultati, sembrerebbe che la donna sia stata stordita con un mattarello e poi uccisa con circa 33 coltellate. A provocare la morte, sarebbe stato un colpo fatale alla gola.
Al momento dell’omicidio, i due si trovavano in casa con il loro bambino di circa 6 mesi. Avrebbero iniziato a discutere per la gestione del minore. I testimoni hanno raccontato che spesso si trovavano in disaccordo e che Simone doveva chiedere alla donna anche il permesso per prenderlo in braccio. Si erano conosciuti su Internet durante il lockdown e si erano incontrati al termine delle restrizioni. Dopo una convivenza, erano diventati genitori.
Cristina Peroni voleva lasciare il compagno
Purtroppo il loro rapporto non era più lo stesso e Cristina aveva deciso di lasciarlo e tornare a Roma. Poi, si era fatta convincere a ritornare a Rimini da lui e a riprovarci. Di certo non poteva immaginare che quella decisione le sarebbe costata la vita.
I vicini hanno raccontato che Simone l’aveva aggredita altre volte, anche mentre era incinta. Mentre il padre dell’omicida ha raccontato che il figlio era in cura da uno psicologo e seguito dal servizio di igiene mentale. Nonostante tutto, Cristina non lo aveva mai denunciato.
La mattina della tragedia, è uscito di casa insanguinato ed ha rassicurato i vicini, dicendo loro che il bambino stava bene e che adesso lei non poteva più parlare male di lui.
L’omicida si sarebbe giustificato agli inquirenti, dichiarando che la donna non gli permetteva di prendere in braccio suo figlio. Ora dovrà rispondere dell’accusa di omicidio. Dal carcere continua a fare domande sul suo bambino e chiede di vederlo. Il piccolo è stato affidato ai nonni, in attesa della decisione del Tribunale dei Minori.