Isabella Menin non ce l’ha fatta, se ne è andata a 15 anni a causa della “sindrome delle bambine dagli occhi belli”. Di cosa si tratta
Isabella aveva 15 anni ed era affetta dalla sindrome di Rett, comunemente conosciuta come sindrome degli occhi belli: "ora è un angelo"
La scomparsa di Isabella Menin, una ragazza con la sindrome di Rett, ha lasciato un vuoto nel cuore della comunità di Valdobbiadene. Isabella, con i suoi occhi azzurri e il suo sorriso dolce, ha conquistato tutti coloro che l’hanno conosciuta durante la sua breve ma intensa vita.
La sindrome di Rett, una rara malattia neurologica che colpisce principalmente le bambine, ha reso la vita di Isabella una sfida costante. Nonostante le difficoltà, la ragazza ha affrontato ogni giorno con coraggio e determinazione, ispirando chiunque fosse vicino a lei.
Isabella, nata con la sindrome di Rett, è stata considerata un vero dono dai suoi genitori Massimiliano e Silena, che la descrivono come il loro “angelo”. Nonostante le sue gravi condizioni di salute, ha frequentato scuole pubbliche dal primo all’ultimo ciclo, sperimentando l’inclusione e il supporto degli insegnanti formati per aiutarla. La comunità scolastica l’ha accolta senza discriminazioni, vivendo ogni giorno con lei come una vittoria. La sindrome degli occhi belli è il nome comune dato a questa rara patologia neurologica che colpisce prevalentemente le bambine, causando gravi deficit cognitivi e limitando la capacità di comunicazione, spesso basata sul contatto visivo.
La sua famiglia, i suoi amici e la comunità locale hanno mostrato un sostegno senza riserve, accompagnando Isabella lungo il suo percorso e celebrando ogni piccola conquista. Il ringraziamento dei genitori va soprattutto all’ospedale Burlo di Trieste e al centro “La nostra famiglia” di Conegliano. La decisione della famiglia di donare le sue cornee è un gesto di amore e generosità che permetterà a Isabella di continuare a vedere il mondo attraverso gli occhi di altre persone.
Anche personaggi famosi come Amadeus cercano di sensibilizzare l’opinione pubblica nell’esistenza di questa condizione incentivando una raccolta fondi per la ricerca e nuove terapie di supporto.
L’impronta di Isabella sulla comunità è stata profonda e duratura. Le scuole, gli insegnanti, i compagni di classe e i vicini hanno tutti espresso il loro affetto e la loro gratitudine per la presenza di Isabella nelle loro vite.
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