La nuova vita di Anders Behring Breivik tra videogiochi e tv dopo la strage in Norvegia

Era il 22 luglio di dieci anni fa quado, travestito da poliziotto, Anders Behring Breivik commise una strage

Il 22 luglio per la Norvegia è un giorno di lutto e indimenticabile. In questa data di 10 anni fa, infatti, Anders Behring Breivik fu il responsabile di una vera e propria strage che ha visto la morte di 77 persone. Dopo la condanna a 21 anni di carcere, ecco come vive la sua nuova vita il noto terrorista.

vita nuova

É il primo pomeriggio del 22 luglio di dieci anni fa quando Anders Behring Breivik, travestito da poliziotto, decide di mettere in atto una strage che passerà alla storia. Fa esplodere una bomba davanti il palazzo del governo a Oslo, uccidendo in questo modo otto persone. Ma questo è solo l’inizio.

Successivamente, infatti, si reca sulla piccola isola di Utøya, campo estivo della gioventù laburista. Proprio qui Breivik completa il suo disegno criminale. Uccide 69 adolescenti prima di essere arrestato dalla polizia norvegese. Durante il processo Breivik svela tutta la verità riguardo il suo piano criminale.

strage di norvegia

Stando alle suo parole, l’uomo ha agito per punire i laburisti. Secondo Breivik, infatti, questi ultimi sono responsabili per aver aiutato i musulmani a prendere il sopravvento. Dopo la condanna a 21 anni di carcere l’uomo, ora 42enne, vive una nuova vita all’interno del carcere di massima sicurezza di Skien.

condannato a 21 anni di carcere

Le condizioni di vita di Breivik, che nel frattempo ha anche cambiato nome in Fjotolf Hansen, hanno fatto molto discutere. Lo stragista, infatti, passa le sue giornate tra videogiochi e tv. La cella dove alloggia è di 30 metri quadri e dispone anche di una vista all’esterno.

vita tra videogiochi e tv

Anders Behring Brievik può accedere alla televisione e alla PlayStation, oltre che a palestra e computer, senza comunque l’accesso a Internet. Nonostante i crimini commessi, lo stragista di Norvegia ha anche fatto ricorso alla Corte Europea dei diritti umani considerando la sua pena ‘inumana e degradante’. Ovviamente i giudici di Strasburgo hanno rigettato la sua domanda.