La rabbia e il dolore del papà biologico di Alex, il 14enne che ha perso la vita: “Mi fidavo di lui”
Non riesce a capire perché il compagno della sua ex abbia portato suo figlio ad un "regolamento di conti": le parole del padre di Alex
“Un danno collaterale”, è così che è stato definito il delitto di Alex. Aveva 14 anni e la sua colpa, quella notte, è stata solo quella di trovarsi al momento sbagliato e con le persone sbagliate, nel posto sbagliato. Quelle persone avevano come obiettivo il suo patrigno Tiberiu Maciuca, ma a rimetterci la vita è stato solo lui.
Tutto è iniziato in un bar, dove il patrigno di Alex è rimasto coinvolto in una rissa. Dopo i pungi, i calci e i segni sul volto, l’uomo è andato via con il resto della famiglia, compreso il 14enne. Poco dopo, è stato contattato da quelle persone, che gli hanno dato un appuntamento in un parcheggio per “chiarire la questione”. Un appuntamento al quale Tiberiu si è presentato con il minore, il nonno e lo zio materni e altri membri della famiglia. Tuttavia, le cose non sono andate come immaginato. All’improvviso quelle persone hanno esploso diversi colpi di arma da fuoco, che hanno colpito Alex. L’obiettivo mancato era il suo patrigno.
Il papà naturale di Alex
Ora ad esprimere la rabbia, è il papà biologico. È arrivato a Roma da Firenze, dove si è trasferito con la sua compagna, proprio per allontanarsi da quel quartiere. Ma si fidava del compagno della sua ex e ora non riesce a spiegarsi per quale motivo abbia portato suo figlio ad un “regolamento di conti”.
Mio figlio non doveva stare in quella macchina. Perché a quell’ora di notte non stava a casa come tutti i ragazzini della sua età? Mi fidavo di Tiberiu.
Anche la compagna dell’uomo ha commentato quanto accaduto, sottolineando che “Non si porta un 14enne ad un regolamento di conti” e raccontando che ora il papà naturale è preoccupato per la sorellina di soli 8 anni, perché deve crescere in quel quartiere.
Il nonno materno era presente
Il nonno materno di Alex era presente in quel parcheggio. Ha raccontato di aver provato a fermare il nipote, ma lui sarebbe sceso dall’auto e si sarebbe messo a correre:
Non è colpa mia, non gli ho detto io di venire con noi. Ai primi spari ho provato a fermarlo, ma Alex è voluto scendere e si è messo a correre. Non so se fosse spaventato o volesse correre ad aiutare mio genero.