L’ex ristorante della famiglia di Filippo Turetta preso di mira: “Non riusciamo più a lavorare!”

Lo sfogo del titolare del ristorante gestito in passato dai familiari di Filippo Turetta: stanno ricevendo insulti, minacce e aggressioni

Un grande malinteso è quello che ha colpito l’ex ristorante “La cicogna” che fino al 2011, apparteneva alla famiglia di Filippo Turetta. I titolari dell’attività si stanno trovando a vivere un problema, perché tante persone non prenotano e credono che sono i familiari del 22enne.

La famiglia Fesio si sta trovando ad affrontare un grande problema. Questo perché in tanti non sanno che in realtà loro hanno preso in gestione quel ristorante dal 2011.

Prima era dei familiari di Filippo Turetta, ma dal momento del cambio gestione, loro non hanno più a che fare con l’attività. Tuttavia, le persone sono convinte che in realtà quel posto è ancora gestito dai Turetta.

Per questo i titolari hanno subito insulti, minacce ed anche delle aggressioni. Federico Fesio il gestore attuale dal lontano 2011, ci ha tenuto a spiegare cosa stanno vivendo, ma soprattutto del grande malinteso.

padre filippo

Intervisto da Il Corriere della Sera, ha raccontato come stanno affrontando questa crisi, ma soprattutto le brutte recensioni apparse sul loro sito ufficiale all’improvviso.

Il racconto di Fesio, per quello che stanno vivendo dopo ciò che ha fatto Filippo Turetta

Siamo stati scambiati per la famiglia di Filippo Turetta: da allora riceviamo minacce, insulti, telefonate anonime, recensioni negative al nostro locale e disdette delle prenotazioni. Un uomo ha guidato fino a qui da Conegliano.

Entrato nel locale ha subito iniziato a inveire contro di me e la mia famiglia, convinto fossimo i parenti del ragazzo che ha messo fine alla vita di Giulia Cecchettin. La prima volta che ho visto sul giornale questa fake news, ho pensato che si trattava semplicemente di un errore e non pensavo avrei avuto ripercussioni.

indagato filippo

Sabato non sono nemmeno riuscito a lavorare: ho trascorso le ore attaccato al telefono a rispondere alle continue chiamate di chi voleva solamente insultarmi.

Non siamo noi a doverci vergognare, come molti ci hanno scritto, ma chi in un momento così straziante, si permette di insultare gratuitamente senza conoscere la reale situazione.