Luca Bernardi morto a 35 anni a causa della distrofia muscolare

Era il simbolo della lotta alla malattia che se l'è portato via

A soli 35 anni Luca Bernardi è morto. Il ragazzo diventato il simbolo della lotta alla distrofia muscolare non ce l’ha fatta e si è spento. Da tempo combatteva non solo contro la terribile malattia, ma anche per garantire a tutti i pazienti come lui assistenza continua ed energia elettrica gratis per far funzionare il ventilatore senza il quale non avrebbe potuto respirare.

Malato di distrofia muscolare

Il giovane 35enne è morto all’ospedale Carlo Urbani di Jesi dove da una settimana si trovava ricoverato a causa della distrofia muscolare che lo aveva condannato a una vita davvero difficile da affrontare, viste anche le carenze del sistema sanitario nazionale.

Catia Giaconi, docente Unimc, lo ricorda così:

Luca non si è accontentato di rimanere a guardare, ma ha voluto essere sempre protagonista della propria vita.

Il rettore Francesco Adornato lo ricorda invece con queste parole:

Per noi è stato un privilegio poter creare le condizioni che permettessero a Luca di esprimere pienamente la propria intelligenza, le proprie capacità, la propria personalità. La sua volontà di mantenere salde le redini della propria esistenza è un insegnamento che ha arricchito e arricchisce tutti noi. Come Università tutta, siamo vicini alla sua famiglia nel momento più doloroso del distacco.

Il rettore poi aggiunge:

L’eredità di Luca Bernardi è il cambiamento indotto in tutti noi che lo abbiamo conosciuto sia personalmente sia attraverso il suo impegno nella vita sociale, i suoi libri, la sua partecipazione a eventi pubblici. È stato un ospite importante della settimana dell’inclusione, organizzata ogni anno dall’Università di Macerata, rilasciando preziose testimonianze che ancora oggi possiamo riascoltare e rendere nostre

Luca Bernardi è morto

Luca Bernardi è morto: un esempio per tutti

Nel 2018 il sindaco di Jesi Massimo Bacci gli aveva anche dato la cittadinanza onoraria, mentre Luca Bernardi ci ha lasciato in eredità un libro scritto a quattro mani con lo scrittore Vittorio Graziosi, “Uno scrigno pieno di sogni”.

Ha sempre vissuto con coraggio. Avrebbe voluto diventare chef e Mauro Uliassi, famoso chef stellato, lo aveva raggiunto anche a casa sua per dimostrazioni di cucina. E ricordiamo anche la vicinanza del suo concittadino Roberto Mancini, attuale allenatore dell’Italia vincitrice degli Europei 2020.