Maria Elia morta a Perugia a 17 anni: aveva una doppia infezione, impossibile salvarla
Nessun antibiotico avrebbe potuto salvarla
Nessun antibiotico o altro farmaco avrebbe potuto salvare Maria Elia, la ragazza improvvisamente venuta a mancare all’affetto dei suoi cari a Perugia all’età di soli 17 anni. Secondo quanto emerso, infatti, la ragazza aveva una doppia infezione. I medici non avrebbero potuto far niente per salvare la sua giovane vita, che si è spenta troppo presto.
La Procura di Perugia ha stabilito che non c’è stata nessuna negligenza da parte dei medici. Nessun farmaco avrebbe potuto salvarle la vita. La 17enne è venuta a mancare nello scorso mese di marzo. Gli inquirenti hanno analizzato perizie ed esito dell’autopsia, stabilendo che Maria Elia aveva una doppia infezione (da virus H1N1 e da stafilococco aureo meticillino-resistente).
La Procura di Perugia, pertanto, ha già chiesto l’archiviazione del fascicolo, dopo aver ricostruito gli ultimi giorni di vita della ragazza 17enne. Sembra che la giovane avesse tosse, mal di gola, vomito da alcuni giorni. E i sintomi sono andati peggiorando di ora in ora.
Il medico curante l’aveva visitata escludendo un’infezione da Covid-19 e dandole una terapia domiciliare. Il 25 marzo la sintomatologia diventa più pesante. La guardia medica la manda in ospedale per indagini più approfondite.
Quando arriva al pronto soccorso, la saturazione dell’ossigeno è all’88%: i medici decidono per il ricovero all’ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia. Le condizioni di salute, però, sono precipitate, fino al giorno del decesso, avvenuto il 27 marzo.
Nessun medico avrebbe potuto salvare Maria Elia dalla doppia infezione
La Procura, guidata da Raffaele Cantone, ha stabilito che le cure sono state tempestive e idonee. Purtroppo nessun antibiotico avrebbe potuto salvarle la vita. Anche la visita tempestiva del medico curante non ha potuto far niente per lei, come la corsa in ospedale dopo il consulto con la guardia medica.
Per questo motivo, il caso è stato archiviato, perché non ci sono responsabilità penali nei confronti di nessuno dei medici coinvolti nel suo triste caso.