Martina Ciontoli in carcere è dimagrita e ripete sempre la stessa domanda

Cosa chiede la ragazza?

Martina Ciontoli in carcere è apparsa molto provata ed estremamente dimagrita. L’ex fidanzata di Marco Vannini, accusata di aver contribuito alla morte del giovane ragazzo in quella terribile notte a casa della sua famiglia, secondo quanto raccontato in prigione ripeterebbe sempre la stessa domanda. Cos’è che la tormenta?

Marco Vannini e la fidanzata

Tutta la famiglia Ciontoli si trova in carcere per l’omicidio di Marco Vannini, che all’epoca della morte era fidanzato con Martina. La giovane si trova nella prigione di Rebibbia, così come la madre. Il padre Antonio e il fratello Federico, invece, sono a Regina Coeli.

Da quando si trova rinchiusa nel penitenziario, in seguito alla conferma della sentenza dei giudici della Corte di Cassazione, la giovane avrebbe perso molti chili. Tanto da apparire con il volto scarno. E secondo quanto si apprende anche con lo sguardo sempre perso nel vuoto.

Il quotidiano La Repubblica racconta che la ragazza ripeterebbe sempre la stessa domanda, a chiunque incontra:

Quando usiamo, voglio andare via da qui?

Mentre la mamma, Maria Pezzillo, anche lei accusata di complicità nell’omicidio del ragazzo, aggiunge:

Vogliamo andare via di qui, è un’ingiustizia, non volevamo la morte di Marco.

Martina Ciontoli in carcere

Martina Ciontoli in carcere per la morte di Marco Vannini

Maria Pezzillo, Federico Ciontoli e Martina Ciontoli sono accusati di concorso semplice in omicidio volontario, per non aver chiamati i soccorsi in seguito al ferimento di Marco Vannini. Il padre Antonio Ciontoli resta accusato per la sua morte. Dopo che l’uomo lo ha raggiunto con un colpo di pistola nessuno è intervenuto per dargli una mano. E il giovane è morto così.

Giandomenico Caiazza, uno degli avvocati della famiglia, in seguito alla conferma della sentenza aveva dichiarato che non comprendeva l’accanimento contro i famigliari dell’uomo:

Sono attonito, non riesco a comprendere come sia possibile aver confermato una sentenza così errata in particolare per i familiari di Antonio Ciontoli.