Montecchio Maggiore, i risultati dell’autopsia sul corpo di Alessandra Zorzin
Omicidio di Alessandra Zorzin, c'è una svolta nel caso dopo l'autopsia: cosa è emerso
C’è una svolta improvvisa sull’omicidio di Alessandra Zorzin, la giovane mamma uccisa nella sua abitazione a 21 anni, da un uomo che lei considerava un amico. Dall’autopsia, eseguita nelle ultime ore, sono emersi nuovi dettagli importanti su ciò che è accaduto prima della tragedia.
La ragazza ha lasciato un vuoto incolmabile in tutta la comunità, ma soprattutto per i suoi familiari. Nessuno di loro si aspettava un evento così tragico.
Stando alle informazioni che hanno rese note i media locali e da ciò che è emerso dall’esame autoptico, Alessandra prima di essere uccisa è stata anche aggredita dal suo killer.
Infatti Marco Turrin aveva la giornata libera a lavoro ed è uscito dalla sua abitazione intorno alle 10. Con sé aveva la sua seconda pistola, quella per uso personale. Si è presentato a casa della vittima intorno alle 12.30.
Per gli inquirenti il suo scopo era quello di controllare il suo cellulare, per capire chi altro frequentava. Però, dopo il litigio l’uomo di 39 anni ha iniziato a spingerla per il corridoio. Inoltre, il medico ha anche trovato dei lividi sulle sue gambe.
Pensano che infatti siano stati causati da alcuni calci. È proprio a questo punto che Alessandra Zorzin ha perso i suoi occhiali. Erano molto lontani dal suo corpo. Alla fine, il killer le ha sparato all’altezza dello zigomo, proprio mentre era seduta sull’angolo del letto. Aveva lo zainetto alle spalle, pronta per andare a riprendere la sua bimba all’asilo.
Le indagini per la morte di Alessandra Zorzin
Proprio da questi nuovi elementi, le forze dell’ordine credono che Marco Turrin abbia premeditato l’omicidio. Il suo scopo era quello di essere l’unica persona importante nella vita della vittima. Cosa che probabilmente non era possibile.
A trovare il corpo senza vita della ragazza è stato proprio il suo compagno. Il ragazzo avvisato da alcuni vicini di questi strani rumori, è andato in fretta nella sua abitazione, ma quando è entrato si è trovato davanti alla scena drammatica.
Marco Turrin dopo aver commesso l’omicidio, ha portato via il telefono della vittima, oggetto proprio del litigio e lo ha spento. Subito dopo se ne è sbarazzato e alla fine, dopo aver passato 7 ore a fuggire, ha deciso di togliersi la vita con la stessa pistola usata per commettere l’omicidio.