Nei 6 giorni Alessia Pifferi è tornata a Milano, ma non è nemmeno passata a controllare Diana
Nei sei giorni di lontananza, Alessia Pifferi ha accompagnato il suo compagno a Milano, ma non gli ha nemmeno chiesto di passare per casa
C’è un dettaglio agghiacciante, che dimostra quanto Alessia Pifferi fosse indifferente al malessere della figlia Diana, morta di stenti a soli 16 mesi. L’ha lasciata a casa da sola per 6 giorni, con accanto un biberon di latte. Si è recata a Leffe, in provincia di Bergamo, a trovare il compagno e al suo ritorno, ha trovato la figlia morta.
Voleva stare con quell’elettricista di 58 anni, a cui aveva raccontato di aver lasciato la figlia al mare con la sorella. Ma non era vero. Non solo, proprio lo stesso uomo ha raccontato che durante quei giorni, erano tornati a Milano insieme, perché lui doveva sbrigare delle questioni di lavoro. Alessia Pifferi non gli ha nemmeno chiesto di passare a casa sua.
È tornata a Milano e non è passata a controllare la piccola Diana. Nemmeno di nascosto dall’uomo, nemmeno con una scusa. Una madre a cui non è importato di aver lasciato una bimba così piccola, in casa da sola. Diana è morta di fame e di sete. Nessuno ha sentito il suo pianto disperato per quasi una settimana, è morta sola e probabilmente tanto spaventata.
È partita per Leffe il 14 luglio ed è tornata a casa il 20 luglio, quando ormai era troppo tardi. Ma tra il 18 e il 19 luglio, è tornata a Milano con il compagno e non è passata a controllare Diana.
Non è ancora chiaro per quanto tempo i due siano rimasti in città, ma come è possibile che una madre sia riuscita a godersi le sue tranquille giornate, sapendo di aver lasciato il frutto del suo grembo in quelle condizioni? Quando è tornata a casa, la bimba di 16 mesi era morta. Ha cercato di farla reagire, le ha dato delle pacche sulla schiena e ha messo i suoi piedini sotto l’acqua. Ma quando ha capito che non reagiva, si è recata disperata dalla vicina. Quest’ultima ha allarmato i soccorsi.
Gli operatori sanitari hanno subito capito che era morta da almeno 24 ore. Bisognerà ora capire, dopo l’esame autoptico che verrà eseguito nei prossimi giorni, il giorno preciso della morte della bambina. Ciò servirà a capire se Diana in quei giorni di ritorno a Milano, poteva essere salvata o se fosse già morta.